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A. I. Intelligenza artificiale

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su A. I. Intelligenza artificiale

di ripley77
8 stelle

Emanuela Martini,La finestra sul cortile,Film Tv : Prima degli androidi,che tutti abbiamo imparato a conoscere dai racconti di Philip Dick e dai film derivati,esistevano i Robot.Macchine non umane,,nipotini di Frankenstein e del Golem,asserviti alla "maledizione" del loro creatore,la superbia del confronto con Dio."In tutti i tempi,la creazione di qualsiasi forma di vita artificiale da parte dell'uomo è stata considerata come un'espressione di hybris meritevole di nemesis inevitabile.L'uomo tentava di imitare l'atto della creazione,prerogativa degli dei,e di conseguenza doveva essere punito",scrisse Isaac Asimov a compimento di un ciclo di racconti che considerava un vero e proprio romanzo e che in forma di romanzo fu pubblicato nel 1950.E aggiungeva "Verso il 1940,comunque,comincia a stancarmi di leggere racconti di quel tipo.Pensavo che il progresso scentifico non fosse affatto un'espressione di hibris:ero convinto(e lo sono tuttora) che la ragione e l'ingegnosità umana esistano per serre usate.Soprattutto pensavo che un robot-soprattutto nelle prime fasi della sua evoluzione-sarebbe costruito in modo da non ribellarsi al suo costruttore;sarebbe dotato di meccanismi interni di sicurezza,come del resto le altre macchine(....).Se si costruisce un robot,indubbiamente nella sua programmazione debbono essere inclusi meccanismi di sicurezza......di qui,le Tre Leggi della Robotica".Di qui,lo straordinario Io,Robot,nove racconti scritti tra il 1940(Robbie,progenitore non solo dell'omonimo robottino di Il pianeta proibito,ma anche David,il protagonista di A.I. di Addis e Spielberg,come lui compagno di giochi liquidato in fretta da una madre arida e conformista) e il 1950(Il conflitto evitabile,dove il pianeta e ordinato dalle Macchine,cervelli tanto perfezionati e "intelligenti" da non essere più controllabili dagli scienziati,ma grazie la cielo tanto giusti da seper porre rimedio all'ingiustizia umana),ambientanti tra il 1996 e 2052 e narrati non dai creatori scienzati ma da Susan Calvin,la malinconica robopsicologa che stima i robot più degli uomini e che,da un certo punto in avanti,è l'unica in grado in grado di interpretarne e curarne le disfunzioni.Io, Robot è diventato un film di prossima uscita,ma non è stato scavalcato dalla realtà.Come la corsa allo spazio,anche quella all'intelligenza cibernetica pare essersi fermata,quasi a confermare l'ipotesi che circola in tutte la storie di Asimov,che cioè gli uomini abbiano un'istintiva diffidenza nei confronti di queste creature(con la loro gentilezza e la loro moralità,i veri "diversi" el XXI secolo) e che tendono a servirsene come comodi "schiavi".Il che significa anche che,almeno per il momento,i robot non sono riusciti a salvarci la vita e la civiltà.Appena riediatto un altro caposaldo della Fs anni '50,Il giorno dei trifidi,scritto nel 1951 dall'inglese John Wyndham(ma è notevole anche I figli dell'invasione,da cui fu tratto nel 1960 un film ancora più notevole,Il villaggio dei dannati di Wolf Rilla,e nel '95 il remake,non equivalente,di John Carpenter),uno dei capisaldi della fantascienza sociologica,che poi si affermò a metà del decennio.Aperto da una delle scene più vivide e inquietanti del genere(il protagonista,bendato in un letto di ospedale a causa di un intervento agli occhi,tenta di individuare i rumori familiari della città,Londra,in un mattino feriale e,oppresso dal silenzio,decide che "Quando un giorno che secondo voi dovrebbe essere mercoledì,vi sembra fin dall'inizio domenica,potete star certi che qualcosa non va"),e seguito da immagini della città deserta delle quali deve essersi ricordato Danny Boyle per 28 giorni dopo,Il giorno dei trifidi(dal quale fu tratto nel '62 un film piuttosto fiacco,L'invasione dei mostri di Steve Sekely,e poi una miniserie Tv)mette a confronto l'uomo con la sua indifferenza verso l'equilibrio ecologico e con la sua letterale "cecità" nei confronti delle mutazioni naturali.Discendente diretto delle anti-utopie nelle quali gli inglesi sono specialisti(Orwell,Huxley,poi Ballard)minaccioso nella lenta costruzione dell'approsimarsi del pericolo e apocalittico nella descrizione delle reazioni umane,ci racontava,più di cinquant' anni fà,a quale destino potevano andare incontro gli uomini del XX secolo,troppo certi della loro incrollabile civiltà.Senza l'aiuto ,aggiungerebbe Asimov,delle "macchine",troppo umane per loro.

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