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La promessa

Regia di Sean Penn vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La promessa

di stanley kubrick
8 stelle

IL TRAMONTO CHE NON ARRIVA MAI

La teoria spazio tempo su cui viaggiano attori del calibro di Sean Penn (qui regista), Jack Nicholson (qui attore protagonista) e, per fare un altro esempio Robert De Niro non è quella dei normali uomini che vivono sul pianeta. Il loro spazio è talvolta un piccolo studio, talvolta un immenso posto o radura che sia. Il loro tempo è ai limiti dell'immaginabilità. Trovano tempo anche per fare meditazioni sulla parte prossima che devono affrontare. Uno dei tre sopra citati hanno vinto almeno un oscar. Loro chiamano la teoria spazio tempo in una parola: cinema puro. Penn alla terza regia e alla seconda collaborazione consecutiva con il grande Jack Nicholson non tradisce le aspettative e firma un poliziesco a sfondo drammatico familiare che non si dimentica. Tensione alta, cast stellare (Robin Wright Penn e Aaron Eckhart spettacolari, per non parlare del magnifico cameo di Mickey Rourke), sceneggiatura ottima, dialoghi mai banali, messinscena perfetta. Già in tanti avevano fatto film con delle bambine rapite e poi stuprate. Questo non è un plagio. E' soltanto uno dei migliori film sull'argomento dello stupro delle bambine piccole.
Jerry è un poliziotto che sta per andare in pensione. Invece di andare in vacanza in Messico che gli hanno comprato i colleghi, decide di andare fino in fondo su una storia di una bambina di sette anni stuprata e uccisa. Il dipartimento non lo aiuta più di tanto così si trasferisce in una ridente cittadina. Ma anche lì c'è qualcosa che non va.
Lo stupramento che fa eccitare lo stupratore. Quest'ultimo è un vero schifo, in tutti i sensi del termine. Due come numero rivoltante. Due sono gli stupratori. Il primo un indiano che si spara in bocca dopo essere stato accusato e un uomo che non si sa chi è. Le bambine sono uno strumento di eccitazione volontaria e chi le stupra e le uccide ne è consapevole. L'indiano dice di aver stuprato ma non è vero. Forse perchè ha paura. Forse perchè vuole scherzare. L'unica cosa che si sa è che si suicida. La bambina che viene trovata nel bosco è una bambina di sette anni, quasi otto. Fa rabbrividire lo stato in cui è stata messa. Piccoli fotogrammi che ci bastano per capire che questo qua fa sul serio. Penn con la macchina da presa segue i movimenti, qualche volta con scatti bruschi che fanno crescere la tensione, che tocca vette altissime in qualche punto.
La bambina come strumento di avidità. Avidità in questo caso significa che il killer si approfitta dei bambini, ingenui e che non sanno cosa è la vita, per prenderli in giro. Prenderli in giro non significa sempre ucciderli, ma guadagnare la loro fiducia con metodi, diciamo, contro la norma, per così dire. I fantasmi che ritornano nella mente del detective sono vere e proprie coscienze di quello che sta per accadere. Il detective sceglie in questo caso una vita tranquilla dopo aver fatto la fatidica promessa, ancora pensieroso su quella storia dell'indiano. Ma la tranquillità non esiste nel suo vocabolario.
Magnifiche le riprese dall'alto della macchina di Jerry quando arriva nella ridente cittadina. Mancava solo l'inizio con macchina da presa spostata verso destra e la scena era ripresa da Shining. Stesso mare calmo, stessa isoletta non proprio in mezzo al mare, stessa sabbia, di quel bagliore lucento che si riconosce il colore anche a vista d'occhio, stessa strada contorta e piena di pericoli e, in questo caso, stesso attore che guida la macchina. Manca solo il regista di Shining e il cocktail era servito. Magnifiche anche i cambi di rotta bruschi, come nel caso della scena al mercatino. Le inquadrature, curiosamente, ritraevano clown, il cielo e altre cose strane. Irremovibile questo genere di scene nell'immaginario degli statunitensi. Insomma in due parole Penn, dietro la macchina da presa, è bravo quasi quanto davanti alla macchina da presa.
Altre figure strane potrebbero essere quegli strani disegni che faceva la bimba stuprata e uccisa. L'arte mi sembra naif, à la Argento ne L'uccello dalle Piume di Cristallo oppure à la Casa dalle Finestre che Ridono. Ritraeva un gigante che era più grande della macchina che guidava. L'immaginario era proprio da bambini. Il porcospino è una figura tragica, nel senso buono e cattivo della parola. Entra da tutte le parti nella macchina da presa. Nel negozio d'antiquariato, come dolce ma soprattutto, nella scena finale, come portafortuna del killer (sembrerebbe).
Il detective, dopo aver trovato l'amore e una bella bambina vuole concludere da dove è iniziato il film. Cercano lui e la squadra della polizia di acciuffare il killer, che si doveva incontrare con la bambina. Il killer non arriva. La madre della bambina scopre l'inganno e lascia Jerry. La squadra mentre ritorna scopre un incidente e una macchina che prende fuoco. Potrebbe essere il killer che ha avuto un incidente, infatti da una ripresa si vede il riccio portafortuna che rimane intatto mentre il corpo del killer ustionato nel cento per cento del corpo. Jerry ha illusioni. Comincia a grattarsi e a fanfugliare parole al vento. Fino a quando comincia a scacciare via demoni o fantasmi.
Un ritorno all'Overlook Hotel?

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