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Il destino di un cavaliere

Regia di Brian Helgeland vedi scheda film

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La recensione su Il destino di un cavaliere

di PompiereFI
8 stelle

Più sceneggiatore che regista, visto che il suo curriculum da scrittore include l’encomiabile “L.A. Confidential” e il trascurabile “Aiuto vampiro”, Brian Helgeland rispolverò nel 2001 il mito dei cavalieri combattenti nelle cosiddette giostre, prendendo le distanze dai soliti film d’avventura che abitualmente trattavano i paladini con un certo rispetto e rigore, alimentando il mito di armi e amori durante l’era medioevale.

 

Helgeland invece cambia il corso delle stelle, stravolge un po’ le regole e i “corretti” punti di vista mettendo in scena la storia di un giovane e temerario scudiero, di nome William Tatcher (Heath Ledger), che desidera fin da bambino diventare un vero cavaliere. Aiutato e sostenuto in questo da un padre altruista e saggio, William sarà protagonista di rocambolesche vicende, accompagnato da un amico di infanzia, uno scudiero che ha le belle forme di Mark Addy e da Geoffrey Chaucer, interpretato da Paul Bettany.

 

Dimentichiamo le lucenti armature e le devozioni, sorvoliamo sugli etici e nobili desideri, ridimensioniamo i muscoli per lanciarci piuttosto in un clima spensierato, più somigliante ai cliché dei tempi cinematografici che viviamo e per fortuna distante dalla rivisitazione in stile “Moulin Rouge”. I più categorici si agiteranno di fronte a tanto libero scialacquamento, a tanto ardire nei costumi della bella fanciulla Jocelyn e alle condotte decisamente moderniste, ma nell’insieme la forza dell’azione e il fascino dei protagonisti non può che trascinarci.

 

E’ vero anche che il tutto può risultare un’iniziativa ordinaria a uso e consumo di un pubblico casual, più che un’idea provocante. D’altronde la regia è a tratti appassionante; ha un’eleganza che rimanda a certo cinema western fatto di ralenti peckinpahiani e primi piani eloquenti, ornati da un briciolo di enfasi. Nonostante la durata e la prevedibilità della trama, la noia non prende mai il sopravvento. Ledger appare un po’ compassato ma gradevole nella sua infantile e cortese audacia, mentre Bettany gigioneggia alla grande in un ruolo brillante e sopra le righe.

 

Adesso corro a pesarmi e a farmi misurare: spero proprio di non risultare mancante!

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