Regia di Elio Petri vedi scheda film
Si sente tutta la forza drammaturgica dell'opera di Sciascia dietro le immagini del film di Petri, si avverte una solidità narrativa propria solo di un abile scrittore, solidità che talvolta fagocita gli stessi intenti espressivi del regista. Il film ha quasi uno stile espressionista, tale da suscitare scandalo nella critica dell'epoca, per almeno due motivi: da una parte una profondissima interpretazione di Volonté, che con i suoi movimenti e le sue occhiate nervose pervade la storia di un'aura morbosa, malata, sudaticcia, fatta sì di voglia di vederci chiaro, ma anche di una stranezza psicologica insita nel suo personaggio (basti pensare alla splendida scena in cui guarda le carnose cosce di Irene Papasa, femme fatale degna di un noir, bella e subdola); dall'altra per uno stile non comune all'epoca, almeno in questo genere di film di impegno civile, che Petri adotta con decisione: zoom,stacchi veloci, inquadrature improbabili, elementi che saranno poi portati all'esasperazione nei polizieschi anni settanta. Non si tratta di un film perfetto, ma indubbiamente estremamente interessante per un kafkiano Volonté, per un' ammaliante Irene Papas e per l'ambiente corrotto e senza scrupoli della Sicilia di Sciascia, narrato da Petri con un suo stile personale.
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