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After Life

Regia di Hirokazu Koreeda vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su After Life

di AndreaVenuti
8 stelle

After Life è un film giapponese del 1998, scritto e diretto da Hirokazu Koreeda.

 

Sinossi: In uno strano limbo incredibilmente terreno, una schiera di impiegati "celesti" ha l'obiettivo di accogliere i nuovi defunti e soprattutto aiutarli (in pochi giorni) nella scelta del ricordo più caro che -i defunti- si porteranno con sè per l'eternità. Una volta deciso il ricordo, questi impiegati lo trasferiranno letteralmente su pellicola come se stessero realizzando un film...

locandina

After Life (1998): locandina

Koreeda dopo il sorprendete e delicato Maborosi (il suo primo lungometraggio) con After Life prosegue il suo personalissimo percorso autoriale atto ad indagare, sempre all'insegna della delicatezza e del rispetto, l'animo umano.

Il film ruota attorno al tema della memoria, uno degli elementi cardini della sua filmografia.

 

La memoria viene intesa dall'autore nipponico come fondamento imprescindibile dell'identità dell'individuo e attraverso i ricordi è possibile cogliere addirittura l'essenza stessa della vita.

L'opera, strutturata a metà fra documentario e fiction, propone una serie di interviste a uomini e donne comuni (dal ragazzino ribelle al cinico pensionato fino alla nonnetta ultraottantenne) che raccontano una serie di episodi inerenti alle loro vite e nonostante non siano nulla di eccezionale risulteranno fondamentali per l'individuo poichè è proprio nei ricordi in apparenza più banali dove risiede la felicità.

Allo stesso tempo queste reminisceneze possono far riemergere anche questioni irrisolte, tuttavia il condividere queste situazioni porteranno il soggetto coinvolto alla risoluzione del problema ed ecco presentarsi un altro tema chiave di Kooreda ossia l'importanza della memoria collettiva.

scena

After Life (1998): scena

scena

After Life (1998): scena

After Life è inoltre un film sul cinema in quanto i ricordi delle persone verrano poi realizzati letteralmente su di un set, dai vari impiegati "celesti".

L'elemento metacinematografico qui richiama esplicitamente l'idea baziniana di premunire la vita per mezzo della sua stessa rappresentazione, tuttavia il rapporto fra realtà e rappresentazione è abbastanza complicato e Kooreda sembra quasi sottolinerane dei limiti ed infatti uno dei personaggi (il ragazzo ribelle) espone tutte le sue perplessità di questa operazione evidenziando come un ricordo filmato alla fine dei conti è solo un surrogato e non potrà mai rimpiazzare l'esperienza reale.

 

In secondo luogo il film si focalizza su una duplice relazione amorosa, altro elemento sempre presente nel suo cinema, e come spesso succederà in futuro sono relazioni quasi metafisiche, molto intime ma non carnali.

Concludiamo il discorso tematico con la morte, Kooreda dopo tutto è stato definito il "poeta del lutto", qui data per scontato poichè la storia si sviluppa in un limbo, dalle fattezze terrene alquanto intriganti (una vecchia scuola elementare trasformata in una sorta di residence fatiscente).

scena

After Life (1998): scena

After Life stupisce anche sul versante stilistico dimostrando come il suo autore almeno in questo inizio di carriera non si rifà solo ed esclusivamente ad Ozu e la prima sequenza lo conferma proponendo un uso convulso della macchina da presa a mano che segue dal basso un gruppo di impiegati recarsi ad una riunione.

La macchina a mano serve a trasmetterci già la difficoltà del lavoro di questi impiegati, che dovranno aiutare il defunto a scegliere il suo ricordo più caro.

 

Macchina a mano che ritornerà in altre occasioni, ad esempio quando la giovane Shiori andrà alla ricerca delle location più idonee per le riprese ed in questo frangente il linguaggio cinematografico comunica quasi il malessere della ragazza senza però darci troppe spiegazioni e mantenendo un certo mistero.

In precedenza si parlava di una struttura a metà tra fiction e documentario ed infatti la parte centrale del film è un susseguirsi di interviste con macchina fissa e voce dell'intervistatore fuori campo; il tutto potrebbe sembrare noiso e monotono ma tramite una regia intelligente (montaggio serrato a tratti discontinuo) lo spetattore ascolterà con interesse le varie interviste quasi tutte spontanee; Kooreda intervistò un numero elevato di persone e poi scelse le più congeniali.

 

A livello registico comunque non mancano una serie di immagini ormai simbolo del regista; subito dopo l'inizio calzante con macchina a spalla, Kooreda ci regala un fantastico campo totale con macchina fissa altamente simbolico mostrandoci l'entrata del limbo.

Inoltre in momenti diversi della narrazione troviamo anche i pillow shot alla Ozu, ossia spazi vuoti che dilazionano il ritmo e stimolano la riflessione.

Molto belle nel finale anche le due inquadrature con la neve "protagonista", elemento naturale meditativo molto apprezzato dal regista e da tanti autori orientali (pensiamo al meraviglioso e poetico finale di TAG firmato Sono Sion).

locandina

After Life (1998): locandina

Coup de coeur sincero ed emozionante in grado di ammaliare chiunque in quanto Kooreda è uno dei pochi a renedere interessante aspetti quotidiani della vita come il ricordo di una chiacchierata su di una panchina con la propria moglie...

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