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The Munsters

Regia di Rob Zombie vedi scheda film

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La recensione su The Munsters

di alan smithee
4 stelle

The Munsters

The Munsters segna il ritorno in regia del cantante ed apprezzato regista horror Rob Zombie che si manifesta attraverso un adattamento della omonima e comicamente macabra serie televisiva americana datata 1964.

 
Una sorta di comicità horror in stile Famiglia Addams, a noi italiani probabilmente molto più nota, che consente al cineasta di ritrovare gli scenari suoi consoni, ma di travasarli sul lato umoristico in un frangente in cui, ironia a parte a volte presente e pur sagace nelle sue più riuscite opere, effettivamente era sempre venuto a mancare.
La storia di The Munsters, è una sorta di prequel, rispetto al vecchio originale televisivo, che consente a Zombie di presentare ad un pubblico poco avvezzo per età e localizzazione,  gli eccentrici personaggi che compongono il parterre scenico.

Un tranquillo, latente orrore familiare

La vicenda racconta di una famiglia di mostri che si trova costretta a trasferirsi dalla Transilvania in un sobborgo americano.
Herman Munster è un essere imponente creato dal dottor Frankenstein; sua moglie Lily è una vampira ultracentenaria che si crede ragazzina e tende a cedere alle lusinghe di chi non le rimane indifferente.
Il figlio della coppia, Eddie è un lupo mannaro spendaccione e senza arte né parte che il padre intende diseredare; la loro nipote Marilyn è, invece, una ragazza apparentemente normale….si fa per dire.
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La capacità di mostrarsi mostruosi è una caratteristica soggettiva, al punto che la famiglia in questione è convinta di essere sulla via della normalità e che tutti coloro che li circondano siano dei personaggi da paura, così come le abitudini quotidiane che li occupano.
La storia, esattamente come la serie originale, attinge a piene mani dall’immaginario orrorifico e si condisce di un umorismo civettuolo e un po’ puerile, che Zombie dimostra di non saper gestire, né nei ritmi, né tantomeno nella costruzione delle scene, tutte posticce e degne di un modesto show televisivo per ragazzi di poche pretese.
Il cast, modesto e goffamente camuffato, non aiuta a raddrizzare le sorti di uno spettacolo lungo e risaputo, dalle vicende un po’ ripetitive e non proprio originali, e che suscita indifferenza già oltrepassato il primo quarto d’ora.
Nel parterre coinvolto, composto di nomi poco noti e comunque quasi completamente celati nelle eccentriche sembianze che li descrivono, spicca almeno l’attrice feticcio e consorte del regista, ovvero Sheri Moon Zombie.
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La bella signora Zombie si rivela in effetti l’unico elemento veramente prezioso di una compagnia attoriale un po’ farlocca.
Per Rob Zombie, peraltro avvezzo ai remake o alle rivisitazioni, come avvenne nei primi anni ’10 con il non scontato successo artistico dei due Halloween, il film costituisce un po’ una falsa ripartenza, e probabilmente molti tra i suoi fans più accaniti si staranno augurando che il talentuoso signore dell’horror contemporaneo si riappropri di quel clima serio illuminato da sprazzi di lucida e crudele ironia, in cui l’autore ha sempre saputo eccellere, primeggiare e rivelarsi un grande in molte occasioni, rifuggendo certe tentazioni da commedia comica che mal si adattano al proprio stile di cinema.
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