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La dolce vita

Regia di Federico Fellini vedi scheda film

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cazzeggiatore del millennio

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La recensione su La dolce vita

di cazzeggiatore del millennio
10 stelle

Frenetiche feste e personaggi stravaganti per un affresco preciso e cinico sulla condizione dell'uomo contemporaneo.

Un giornalista vaga per Roma, una città disseminata di personaggi stravaganti e interessanti dove non ci si annoia mai.

La maestria di Fellini è storica nel cinema non c’è bisogno di ricordarlo, è una di quelle cose indubbie come lo sono le leggi matematiche e l’alternarsi del giorno e della notte. Qui però abbiamo a che fare con uno dei suoi apici, uno dei punti più alti e clamorosi della sua carriera, un film che ha fatto storia e che quando lo si vede non può non lasciare il segno.

Una commedia amara su un periodo ricco d’aspettative in un’Italia entusiasta, una visione sulla condizione dell’uomo contemporaneo, la messinscena del pensiero del regista. Un apologo satirico e feroce sull’altra faccia del patinato universo delle stelle famose, dei borghesi, di chi sta benone sul suo trono. Uno sguardo dietro il fastoso clima romano, sui vizi, i dubbi, su vite mai veramente vissute, su uno straniamento che spinge a non dare più valore a niente e a perdere la cognizione di ciò che veramente vogliamo o non vogliamo., un mondo rassegnato dove una cosa vale l’altra e non importa che ne possa andare della vita stessa o della propria felicità.

Un universo vario, festoso, nessuno sfugge all’occhio del regista: coppie, uomini, donne, vecchi, giovani, trans, gay, lesbiche, amici o nemici. Sì perché le coreografie da manuale, dove la telecamera coi propri tempi perfetti si posa mano a mano su tutti, descrivono un vero e proprio mondo dove ciascuno non è lì semplicemente a fare il caratterista ma esprime pareri ed ha i propri atteggiamenti che lo contraddistinguono dagli altri.

Immagini bellissime, situazioni irresistibili ed un epilogo emblematico sulla condanna dell’uomo, sull’assenza di ogni speranza. Tutto è ruvido e l’occhio attraverso cui lo si guarda è spietato anche se perennemente permeato d’eleganza, paradossale quel retrogusto acido, quella cattiveria, quelle feste frenetiche, tutto sotto il pacato e preciso dipanarsi di ogni scena in una telecamera che non si lascia mai troppo andare nel disegnare il proprio immenso affresco.

Il nostro è sostanzialmente un viaggio, o perlomeno è il viaggio di Marcello sotto i nostri occhi, un personaggio affascinante ed elegante eppure insicuro e dai mille problemi (soprattutto interiori). Un Mastroianni come sempre carismatico ed imponente che pian piano svela le proprie debolezze e finisce alla perfezione nella fragile figura del borghese frustrato senza più principi.

 

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