Regia di Federico Fellini vedi scheda film
La dolce vita (1960): Anita Ekberg
RESTAURATI AL CINEMA
"A me invece Roma piace moltissimo: una specie di giungla, tiepida, tranquilla, dove ci si può nascondere bene." Marcello Rubini (Marcello Mastroianni) è un giornalista trentenne che collabora con un rotocalco scandalistico, ma spera di poter diventare un giorno scrittore serio.
Per sette giorni, ma soprattutto per sette notti, il giovane compie un viaggio nella cosiddetta"dolce vita" romana, tra avventure sentimentali con un'aristocratica annoiata (Anouk Aimée) sempre alla ricerca di emozioni nuove, il tentato suicidio della sua compagna Emma (Yvonne Furneaux) e le avances di Sylvia (Anita Ekberg), celebre ed esplosiva diva svedese atterrata a Roma per prender parte ad un nuovo progetto cinematografico in preparazione a Cinecittà.
La dolce vita (1960): Marcello Mastroianni, Anita Ekberg
La dolce vita (1960): Marcello Mastroianni, Yvonne Furneaux
Degno figlio del proprio padre (Annibale Ninchi), un ex commesso viaggiatore sempre in giro per lavoro con cui non ha mai potuto aprirsi e confidarsi, scoprirà proprio in quelle notti che la sua indole di persona attratta da cose futili è un vero e proprio "affare di famiglia".
Di fronte alle sue nottate senza fine, una aristocratizia romana snob e vuota, annoiata e priva di stimoli che non siano futili capricci, anzi svuotata di ogni senso pratico ed ogni residuo senso di responsabilità.
Un film epocale che ha segnato un'epoca, diventando un manifesto virale di un'epoca effervescente e sfrenata, segnata da imperi di entusiasmo, ma anche da profonde crisi esistenziali che si pongono come conseguenza ultima di un senso di responsabilità e del dovere mortificato dal vivere facile di una nuova ondata di benessere che pare appannaggio di chiunque, ma si rivela per la maggior parte come un miraggio impalpabile quanto irraggiungibile.
La dolce vita (1960): Anouk Aimée, Marcello Mastroianni
La dolce vita già col suo titolo ha poi continuato ad evocare uno stile di vita spensierato e dedito ai piaceri mondani, proprio di una casta di arricchiti o di ereditieri inetti e accidiosi a cui non resta altro stimolo che un divertimento passivo ed indolente, tipico, di una società che ha perso ogni stimolo creativo e si riduce passivamente a consumare risorse, pensando solo all'apparenza.
Risultando un film dalla tematica anticipatrice di fenomeni oggi molto attuali e condizionati, tipici di un'epoca digitale destinata a derive fuori controllo.
Una condizione che infatti, per molti aspetti, rispecchia una tendenza attuale tipica di una società attuale tutta improntata ad una esteriorità da social e ad un egocentrismo attraverso il quale ognuno protende a pensare di poter ergersi a star per il solo fatto di apparire e sapere gestirsi un proprio seguito di adepti, oggi noti come followers.
Tra le opere più note ed apprezzate di Federico Fellini, autore del soggetto e della sceneggiatura, coadiuvato da nomi illustri come Ennio Flaviano, Tullio Pinelli e Brunello Rondi, il celebre film ha come protagonista assoluta una Roma stupenda ed indolente, non meno dei personaggi molteplici che attraversano le varie vicende, sotto le note indimenticabili a cura di un maestro come Nino Rota.
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