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Codice: Swordfish

Regia di Dominic Sena vedi scheda film

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La recensione su Codice: Swordfish

di FilmTv Rivista
8 stelle

L’incipit del-

l’adrenalini-

co “Codice: Swordfish” è da antologia. Una frase ad effetto, diretta ed efficace, molto vicina alla realtà. Parola di John Travolta o meglio del suo personaggio Gabriel Shear, un “cattivo” spietato, una spia internazionale, al servizio della patria e di se stesso, in lotta con i terroristi. Vive in un mondo parallelo a quello reale, circondato da un harem di donne bellissime (la favorita è Halle Berry), e dall’ombra conduce la sua guerra privata contro i “nemici”. La città del cinema di oggi, tenuta sotto tiro dagli spettatori adolescenti, dal digitale, dalla saturazione degli effetti speciali, ha dimenticato le dure leggi dell’azione, della suspense e delle risonanze e delle analogie tra eroe, dentro e fuori la giurisdizione della legge, e “bad guy”. Lo “swordfish” del titolo è una password. Hugh Jackman, infatti, è un hacker e Travolta lo ingaggia (con una tecnica di persuasione che potrebbe fare scuola) per crackare un conto bancario. Il produttore-artificiere Joel Silver e il regista, Dominic Sena (“Kalifornia”, “Fuori in 60 secondi”), hanno confezionato il film pensando solo alla strategia delle esplosioni, a una sequenza da cinema d’avventura anni ’60 (un elicottero trasporta in volo un autobus) e al sorriso accattivante di un Travolta irresistibile.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 41 del 2001

Autore: Enrico Magrelli

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