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Le pornographe

Regia di Bertrand Bonello vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Le pornographe

di zombi
6 stelle

jacques laurent nella vita non ha fatto altro se non cinema. e mica cinema così, ha fatto il cinema pornografico. ha iniziato nel 1968, quando l'atto sessuale era politico. nel 1958: "... ero semplicemente troppo giovane". dopo una quarantina di titoli nel 1984 abbandona, quando non riesce a trovare un produttore che sganci i soldi per il film "l'animal", un film sulla caccia alla volpe, dove l'animale è sostituito da una donna e chi la cattura se la prende. jacques laurent è in crisi, anche finanziaria, ed è costretto a tornare a girare porno. lo fa controvoglia, ma deve, ha bisogno di soldi. ai giovani che chiedono ammirati dei suoi film lui spiega senza boria, ricordando a voce alta, molto modestamente, ma il produttore non è d'accordo sul suo modo di fare porno: "sei diventato vecchio jacquet" lo apostrofa malignamente col suo nom-de-plume-xxx che lui detesta e dopo avergli ordinato di dirigere, prende in mano le redini del "film". laurent ritrova proprio in questo momento il figlio. è stato proprio lui a chiamare chiedendo un incontro. se n'era andato quando aveva scoperto che lavoro faceva il padre. nel frattempo una giornalista chiede insistentemente di intervistarlo. disilluso e rassegnato laurent decide che per amarsi davvero deve impegnarsi nella costruzione di qualcosa di concreto, e cosa è l'oggetto concreto per antonomasia, per cui un uomo debba sentirsi realizzato se non una casa?.... dopo che c'è stato il riavvicinamento e il perdono da parte del figlio, laurent si sente pronto ad abbandonare per sempre il porno e dedicarsi alla costruzione di una casa tutto da solo. ovviamente la casa non verrà realizzata, ferma al disegno sul terreno, ma in compenso lascerà la moglie senza sapere mai perchè l'ha fatto. la lascerà dopo che in trasferta lavorativa gli verrà recapitato in camera un suo messaggio con su scritto "courage" come fosse una pagina del copione. tutta la sua vita è assoggettata ad un lavoro che detesta e che è diventato troppo per lui. gli attori dicono che si sentono realizzati solo sul lavoro dove vivono una sorta di realtà parallela in cui sono invincibili e scopano con donne bellissime. la realtà fa schifo a priori. così come fa schifo al figlio di laurent e ai suoi amici che all'università come protesta contro l'idea che il governo ha di loro, decidono che l'unica modo rivoluzionario che hanno di reagire è il silenzio, un silenzio che ad un certo punto joseph ripudia, partendo con la giovane fidanzata per un viaggio di fidanzamento. laurent allora a questo punto decide di accettare l'intervista, ma solo perchè ha disperatamente bisogno di parlare con qualcuno per non gettarsi dalla finestra e togliersi la vita. "lei mi parla di carriera e io le parlo della mia vita... parlare di se stessi è indecente, ma non sono io l'osceno, l'oscena è lei che ascolta e non sente". cosa bisogna sperare per il domani?... di avere più forza fisica almeno.... queste sono le ultime parole di un uomo che non getta la spugna. che senza avere la benchè minima idea di quello che sta facendo ha comunque le idee chiare. vuole una casa e vuole costruirsela. il mondo è una sfilza di atti meccanici ripresi a distanza ginecologica senza emozione e soprattutto dove comandano i soldi senza essercene. l'atto rivoluzionario del sesso esibito è ridotto a soirée in cui vengono premiate le migliori esibizioni. gli attori vivono i set come una pausa da una realtà frustrante in cui sarebbe bello che fosse come nei film. "dirigi" gli intima il "produttore", ma dirigere significa solamente imporre lo smalto da puttana, urlare di piacere come se la stessero aprendo in due e arrivare alla liberante eiaculazione. un film tristissimo. meraviglioso leaud, attore che non ho mai particolarmente amato.

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