Regia di Bertrand Bonello vedi scheda film
Film sospeso, in cui ogni inquadratura sembra quasi aver paura d'esserci, una paura d'esserci non in senso negativo, ma che pare, per l'appunto, essere "sospesa", essere li, leggera, fragile, che viene colta e vista di sfuggita, piano, leggermente, che sennò si spezza, si rompe.
La forza di Bonello nel descrivere e raccontare il dramma del pornografo è tutta racchiusa in queste immagini evanescenti, nei suoi silenzi, nelle pagine del suo diario, nelle sue camminate silenziose solitare, nei suoi sguardi verso l'attrice a cui chiede di recitare un qualcosa che in realtà non verrà recitato, perchè così deve essere e così sarà.
Sempre in questa scena, il primo riapproccio col cinema porno del protagonista, c'è l'apice emotivo di tutto il film, in quelle spiegazioni che il pornografo impartisce alla sua attrice, in quelle carezze, in quei disinteressati apprezzamenti, è racchiusa la sua ultima speranza, l'ingenuità di poter girare ciò che il tempo e i tempi hanno cambiato.
Strepitosa, ideale accompagnamento d'ogni scena. Senza quelle musiche sarebbero stati dimezzate le emozioni.
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