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Un taxi color malva

Regia di Yves Boisset vedi scheda film

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La recensione su Un taxi color malva

di Baliverna
7 stelle

Quello che sembra un placido luogo di campagna, dove la vita scorre pigra e tranquilla, diventa presto il teatro di un groviglio sentimentale che sembra non avere compimento e composizione. E' sufficiente l'arrivo di una donna, e la conoscenza con un'altra di cui si ignorava l'esistenza.

È una pellicola malinconica ed intimista, come ce ne erano diverse nel cinema francese post-sessantottino.

La prima parte, secondo me, è buona. Viene tratteggiato l'insieme dei personaggi e l'ambiente naturale in cui si dipanerà la storia. Sono anche opportuni e ben inseriti i brani del romanzo d'origine, che vengono letti in prima persona dal protagonista, interpretato da Philippe Noiret. A proposito, questa voce e le altre del doppiaggio italiano sono eccellenti, come si sapeva fare in quegli anni.

La seconda parte, invece, è un po' incerta nel gestire il complesso e fine intreccio che si viene a creare tra le tre donne (la terza è la moglie che non si vede mai) e i tre uomini. Sicché il film perde un po' di quella felice atmosfera malinconica e poetica della prima parte.

Tra i personaggi si sviluppa un gioco di sottili tensioni, attrazioni e contrapposizioni, palesi o sotto traccia. Se l'attrazione tra il protagonista e la sorella del ragazzo è immediata e palese, così non si può dire di quella della figlia del personaggio interpretato da Peter Ustinov per il medesimo protagonista. Ustinov, poi, interpreta un personaggio sgradevole e ambiguo: il modo che ha di stuzzicare tutti su quello che hanno di più intimo e caro, si unisce al suo torbido rapporto con la figlia, sul quale incombe l'ombra dell'incesto. Mi riferisco a quello morale e sentimentale, che compare abbastanza spesso al cinema. Il dubbio se la ragazza sia figlia sua o di suo fratello aggiunge confusione, ma non schiarisce per nulla un rapporto che olezza lontano un chilometro. E la ragazza, in fin dei conti, è succube di lui.

E per complicare ulteriormente il quadro, la stessa figlia è infelicemente amata dal ragazzo, e lei stessa ama il protagonista, che non le è indifferente, ma pure non la ricambia...

Una bella matassa di sentimenti, insomma, che il regista Yves Boisset riesce a rappresentare con qualche scricchiolio.

Tonino delli Colli, direttore della fotografia, ci regala alcune belle vedute della brughiera irlandese, un landa dove non crescono alberi per la mancanza di sole, ma che pure ha una sua bellezza e un suo fascino.

Per quanto riguarda i rimanenti interpreti, vediamo una malinconica Agostina Belli (la figlia succube), e una volitiva Charlotte Rampling, che interpreta una cinica e viziata figlia di papà. Erano anni, quelli, in cui vigeva l'obbligo di nudo, e le due attrici vi si adeguano. L'anziano Fred Astaire, dal canto suo, è il medico di campagna, ma l'attore è senza dubbio fuori parte, anche perché l'allegria del suo personaggio stride con tutto il contesto.

In generale, è un film con qualche difetto ma dignitoso, che ci disintossica un po' dal cinema veloce, rumoroso e superficiale, che oggi ci assedia da tutte le parti.

PS:

Non può essere un caso che Philippe Noiret abbia interpretato diversi film ambientati in campagna. Me ne ricordo alcuni: il presente, “Alexander, un uomo felice”, “Speriamo che sia femmina”, “Tre fratelli”, “Amici miei in campagna”. L'attore, evidentemente, vi si sentiva molto a suo agio.

 

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