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Kill Me If You Can

Regia di Alex Infascelli vedi scheda film

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Gangs 87

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La recensione su Kill Me If You Can

di Gangs 87
9 stelle

Il 31 ottobre del 1969 un boing 707 della compagnia TWA in partenza da Los Angeles e diretto a New York, viene dirottato. A compiere l’insano gesto è un giovane marines, Raffaele Minichiello. Parte da qui il nuovo documentario di Alex Infascelli che viaggia su due binari paralleli: il dettaglio dei fatti accaduti e il racconto della vita dell’uomo, il suo vissuto antecedente e successivo a quella data memorabile, con l’intento di scandagliarne motivazioni e giustificazioni, semmai ce ne fossero.

 

Le umili origini, il terremoto dei primi anni sessanta che sconvolse Melito Irpino, paese natio dell’uomo, e il successivo trasferimento della famiglia negli Stati Uniti, in cerca di un mondo migliore. Le difficoltà ad ambientarsi nella nuova scuola, lui che a 13 anni parla solo il suo dialetto e viene preso di mira dai compagni, il senso di appartenenza ad una bandiera che lo ha acquisito ma a cui Raffaele sente di dovere qualcosa e si arruola così nei marines e parte per il Vietnam.

 

Psicologicamente devastato, come ogni reduce di guerra, Minichiello ritorna negli USA e scopre che il padre ha abbandonato la famiglia ed è ritornato in Italia; l’ennesimo trauma unito alla delusione verso le istituzioni americane che non sembrano volergli riconoscere il compenso che merita, innescano nel giovane ragazzo dei meccanismi mentali che lo condurranno poi sull’orlo del precipizio.

 

L’ottimo lavoro di Infascelli, ormai avvezzo ai documentari biografici, è sviluppato attraverso il racconto del protagonista e di alcune delle persone che lo hanno conosciuto e vissuto, principalmente negli anni successivi all’accaduto, per il quale Minichiello scontò solo una breve condanna in Italia, dove fu arrestato e mai estradato, quando con la mente matura e pensante riuscì a trasformare l’impulsivo gesto generato da una mente ingenua in rapporti proficui con personalità di spicco capaci di pulire il suo status nei confronti degli USA, paese nel quale l’uomo attualmente vive e verso il quale non ha mai pagato il suo gesto.

 

Tra sorrisi e frasi non dette, tra intuizioni mai veramente esplicate dal regista in merito al rapporto tra Minichiello e le agenzie di spionaggio e investigazione americane (CIA e FBI), Kill me if you can (era questa la frase scritta sull’elmetto da marines di Minichiello, “Uccidimi se ci riesci”) è il racconto della vita di colui che per un certo periodo di tempo venne addirittura osannato come un eroe con il quale però il destino non sembra essere stato poi così clemente.

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