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Kill Me If You Can

Regia di Alex Infascelli vedi scheda film

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La recensione su Kill Me If You Can

di barabbovich
7 stelle

Il 31 ottobre del 1969 un aereo decollato da Los Angeles con destinazione San Francisco venne dirottato dal diciannovenne Raffaele Minichiello, pluridecorato combattente in Vietnam ("Kill Me, if You Can", ossia "ammazzami, se ci riesci" era la scritta sul suo elmetto da guerra), arrivato appena sette anni prima dall'Irpinia, da cui era scappato con tutta la famiglia a seguito del terremoto. Con ben quattro scali e un viaggio pari a un quarto della circonferenza terrestre - compiuto con soli quindici dollari, come commentarono ironicamente i media dell'epoca - Minichiello detiene tuttora il record del dirottamento più lungo della storia dell'aviazione. L'atterraggio a Roma, ultima tappa del suo originale viaggio, fu però solo il primo episodio di una vita che a quell'impresa - che, tra carenze della legislazione italiana, mancata estradizione e avvocati abili, gli costò appena diciotto mesi di carcere - ne aggiunse molte altre. Accolto nel paese natale come una star del cinema, Minichiello mise su famiglia ma, al momento di avere un secondo figlio, la moglie morì di parto. Fu a quel punto che Minichiello congetturò una strage di medici, da compiersi in occasione di qualche conferenza. E invece fu in quell'occasione che arrivò il secondo dirottamento della sua vita: quello verso una fede religiosa diventata fanatismo puro. Ma le sue avventure non finirono lì: un secondo matrimonio, la passione per gli elicotteri monoposto, una seconda vedovanza, i rapporti nientedimeno che con la CIA, il ritorno negli States.
Come già aveva fatto con S Is for Stanley, dedicato al tuttofare di Stanley Kubrick, Infascelli - partito dal libro Storia di Raffaele Minichiello di Pier Luigi Vercesi - rovista negli archivi di un passato semidimenticato tirando fuori una storia avvincente e sbalorditiva (pare che la figura di Rambo sia ispirata a lui), incentrata su un placido signore - oggi 74enne - che si racconta con nonchalance davanti alla macchina da presa. Con il biopic dedicato a Totti (Mi chiamo Francesco Totti), Kill Me if You Can è certamente uno dei lavori più riusciti del regista romano.

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