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Egomania - Island Without Hope

Regia di Christoph Schlingensief vedi scheda film

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La recensione su Egomania - Island Without Hope

di mck
6 stelle

Mèga Filmòn, Mèga Kakòn.

 

 

Come diceva quello, «μεγα βιβλíον, μεγα κακóν» («mèga biblìon, mèga kakòn»), ovverossia «grande libro, grande male».
L’alessandrino Callimaco, astenendosi dall’epochè, si riferiva a quei poeti e cantori della sua epoca ch’erano da lui considerati zeffirell-chazellanti (no, Francuzzo e Damiano nostri in quel periodo storico non c’erano, però il loro archetipico stampo era da mo’ che ne sfornava di similari), ad esempio Omero (oh, prendetevela con l’ellenistico filologo di Cirene, mica con me, ché a me il batracomiomachiante sta molto simpatico), mentre sulla questione io per l’appunto mi metto nel mezzo e dico “Su, da bravi, fate i bravi ché siete bravi tutti quanti, non litigate, dai!”, e anche a proposito di questo “EgoMania - Insel Ohne HoffNung” (“EgoMania - Isola Senza Speranza”), scritto, diretto, montato (con lo pseudonimo di Thekla von Mülheim) e in parte musicato (mentre la pastosa e contrastata fotografia è di Dominikus Probst, poi tra i registi della soap opera “LindenStraße”) da Christoph Schlingensief (1960-2010), l’autore che sempre nel 1986 licenziò pure “Menu Total”, per poi dirigere tra le altre opere una sua personale “Trilogia sulla Germania” (Fassbinder, Syberberg e Schroeter, oltre al primo Reitz) e finire in galera per aver incitato all’omicidio di Helmut Kohl, non posso fare a meno di esercitare il mio diritto di tirare un colpo al cerchio e uno alla botte azzardando un “Non l’ho mica capito… Eqquindi - congiuntivo - dev’essere per forza una gran forza!” (da Karl Kraus a Bertold Brecht, passando per il Robert Eisler di “Uomo Diventa Lupo” (un Miglioramento; NdA) e la RAF: no, non la Royal Air Force: la Baader-Meinhof), da una parte, e un “Dura 90’ ma sembrano 6 mesi, e infatti 6 mesi, in effetti, settimana più, settimana meno, corrisponde al tempo che ho impiegato ad assistervi avendo iniziato quando è stato caricato su MUBI per poi riuscire a portare a termine l’impresa - un quarto d'ora per ogni rivoluzione sinodica - allorquando è stato tolto [♦] dal catalogo del sito: più o meno l’italic’attesa media per una colonscopia, però almeno la colonscopia dura un solo quarto d’ora ed è comunque un’esperienza più piacevole di ‘sto film!”, dall’altra.

 


Sinossi catafratta.
Un’isola remota nel Mar Baltico è governata da un barone vampiresco. Mentre un tempo la vita degli abitanti era pacifica e serena, ora regnano discordia e disperazione. Quando l’amore di una coppia minaccia la tristezza dell’isola, il barone mette in atto un piano diabolico.

Contesto a corollario.
Nel 1986 Tilda Swinton, partorendo in piedi e poi -omissis- sulle note dell’aria “Der Hölle Rache Kocht in Meinem Herzen” (“La Vendetta dell’Inferno Ribolle nel Mio Cuore”) della Regina della Notte dal secondo atto del “Flauto Magico” di Mozart e Schikaneder (e Giesecke), esordiva al cinema in tutto il suo androgino fulgore al calor bianco pressappoco in questo film (“Caravaggio” di Derek Jarman e “Caprice” di Joanna Hogg gli sono coevi) e un carmelobenicamente sublime Udo Kier qui cannibalico succhiasangue infanticida, tale Tante Teufel, letteralmente (vecchia) Zi(tell)a Diavolo, già era all’apice del successo e ben più matto di un cavallo (è impossibile non andare col pensiero a Filippo Timi).

 

 

Ingestibile e indigeribile, irriducibile e irricevibile, a tratti ammaliante.

Mèga Filmòn, Mèga Kakòn.

[♦] Potete incolparmi d’aver caricato la scheda di “Egomania” nel database di FilmTV, ma dovete rendermi atto che ho aspettato a pubblicare un (ok, non proprio invogliante) pezzo il giorno in cui l’opera è diventata più "difficile" da reperire. 

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