Regia di Salvatore Mereu vedi scheda film
Poco più di un'ora, per immergerci nella luce dell'estate del sud della Sardegna, uno dei granai d'Italia, dove, isolato, vive Raffaele, un vecchio contadino che fa le cose a modo suo, mietendo a mano il suo campo e aspettando il vento (il "bentu") che arrivi a sgranargli il raccolto. Le mietitrici girano al largo, come mostri medievali, che Raffaele guarda con occhio incuriosito ma distante. Ogni tanto arriva Angelino, un ragazzetto locale, a fargli compagnia, ad aiutarlo e a circuirlo per poter montare la sua cavalla. Una storia molto minimale, sorretta dall'abbacinante luce del paesaggio sardo, ben fotografato, dove la natura domina ed è fondamentale alla vita di tutti i giorni: il destino di Raffaele e quello di Angelino, sono poca cosa, spighe di grano pronte a essere mietute. L'opera si muove come un documentario, pedina la vita semplice di Raffaele, fino all'arrivo del "bentu" che col suo rumore impetuoso scompiglia le carte in tavola anche al film, trasformando gli ultimi dieci minuti in qualcosa di diverso. Un finale un po' inaspettato e forse un po' buttato via, ma nonostante questo, "Bentu" riamne opera sincera e silenziosa, di non facile assimilazione e completamente scollegata dal circuito del Cinema commerciale. Non mi ha entusiasmato, ho faticato, ma un po' la breve durata e un po' la curiosità (e la Bellezza) verso un mondo arcaico e poco conosciuto, gli fanno raggiungere la piena sufficienza.
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