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Tutta la bellezza e il dolore

Regia di Laura Poitras vedi scheda film

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La recensione su Tutta la bellezza e il dolore

di alan smithee
5 stelle

locandina

Tutta la bellezza e il dolore (2022): locandina

AL CINEMA 
Ci può ancora essere spazio per la bellezza in un mondo falcidiato da malattie implacabili? Entro esistenze rese precarie da dolori troppo acuti per essere realmente assimilati? O ancora all'interno di una società dominata da multinazionali ed aziende dominate da famiglie di imprenditori completamente privi di scrupoli nel mettere sul mercato medicinali che creano una dipendenza che porta ad una morte atroce?
La celebre e premiata documentarista Laura Poitras, Premio Oscar come Miglior documentario per l'ottimo Citizenfour (2014) e in seguito autrice di Risk (2016), riappare in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2022 e spiazza tutti conquistando, con grande sorpresa da parte di quasi tutti i presenti, la Giuria che gli assegna il Leone d'Oro.
La Poitras incentra la sua variegata vicenda su una figura-perno, rappresentata dalla fotografa, gallerista e attivista sulla pelle propria e dei propri cari Nan Goldin, da cui poi dipartono, in un ordine apparentemente un po' sparso, se vogliamo quasi confusionario, le singole tematiche che reggono tutto il film.
La sua battaglia contro la dipendenza da oppioidi, vinta a stento, l'ha motivata a organizzare una lotta apparentemente impari ed impossibile contro un gigante farmaceutico fondato e gestito dagli implacabili Sackler, che l'ha impegnata per anni fino a vedersi riconosciuta la soddisfazione di vederli incriminati e messi giustamente alla gogna pubblica dopo le centinaia di migliaia di vittime causate dal loro medicinale destinato a creare una micidiale dipendenza senza via d'uscita.
Ma prima ancora la Nan ci racconta il trauma della morte di una sorella particolare, troppo particolare per non essere creduta pazza ed internata in un istituto ove troverà la morte per suicidio, dopo non essere stata mai compresa da una famiglia anaffettiva composta da due genitori un po' troppo distratti ed insensibili. 
E poi c'è il sentimento di perdita causato dall'Aids e dalla strage che si è portato appresso durante gli anni '80 e '90, che ha indotto la Goldin a divenire la paladina dell'ACT Up, organizzando la prima grande mostra sull'Aids e divenendo la promotrice della giornata mondiale dedicata a questa terribile malattia.
La Poitras segue abilmente la tenace paladina dei diritti degli sventurati, rielabora le argomentazioni e mischia sin troppo disinvoltamente le tre vicende che tanto hanno condizionato la vita e la maturazione dell'artista.
Ma Tutta la bellezza e il dolore rimane un lavoro sin troppo articolato e convulso, che riesce certamente a fare breccia sulla sensibilità dello spettatore, pagando lo scotto di accumulare troppe tematiche, che magari avrebbero meritato una trattazione separata, anche nello stesso film, almeno non alternata in modo apparentemente casuale confuso come appare nel suo caotico risultato finale.
E comunque l'assegnazione del Leone d'Oro come Miglior film in una Mostra del cinema comunque forte di non pochi titoli davvero meritevoli, forse è frutto di una decisione un po' troppo epidermica e non valutata con uno sguardo magari più cinico, ma anche più avulso da una emotività eccessivamente condizionante che peraltro appare comunque giustificata e in parte anche comprensibile, almeno presso un pubblico indistinto di spettatori da sala. Un po' meno certo dinanzi ad una giuria prescelta per assegnare un premio così prestigioso per un film che, inevitabilmente, è più arte che cinema puro in se stesso.
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