Regia di Vahid Jalilvand vedi scheda film
Quelle di Leila e Ali sono due fragilità, due solitudini, due disabilità che si incontrano in un film nello stile tipicamente iraniano, cioè dall’incedere flemmatico ma dalla presa emotiva ferma.
79ma MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA 2022 – IN CONCORSO
Un uomo smunto disperato tenta il suicidio soffocandosi con una busta di plastica, ma viene interrotto dalle ricerche di una fuggitiva che si sarebbe rifugiata nel suo palazzo. La donna, scappata all’arresto nel corso di una protesta di lavoratori da quattro mesi senza stipendio, nel corso di disordini ha perso di vista il suo bambino e finisce proprio nell’appartamento di Ali, che è quasi del tutto cieco ma si accorge della presenza della terrorizzata estranea, che tuttavia non teme di ospitare e nascondere in casa propria. Oltre a essere ricercata dalla polizia e preoccupata per il figlio di cui non ha notizie, la malconcia Leila soffre di crisi epilettiche, mentre Ali riceve lettere, che è impossibilitato a leggere, da una misteriosa donna che avrebbe aiutato in circostanze che paiono avere a che fare con la perdita della vista.
Quelle di Leila e Ali sono due fragilità, due solitudini, due disabilità che si incontrano in un film nello stile tipicamente iraniano, cioè dall’incedere flemmatico ma dalla presa emotiva ferma. Ambientato in gran parte nella penombra dell’appartamento di Ali, ma girato molto bene anche nelle scene esterne, quelle delle proteste davanti alla fabbrica e dell’incidente del mezzo che trasportava gli arrestati, il film di Vahid Jalilvand nella parte finale porta progressivamente a dubitare della coerenza soprattutto cronologica di quanto visto fino a quel momento, per poi sparigliare le carte con una rivelazione finale che non spoilero.
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