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Argentina, 1985

Regia di Santiago Mitre vedi scheda film

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La recensione su Argentina, 1985

di EightAndHalf
4 stelle

Nel 1985 un processo civile condanna per la prima volta una dittatura militare. Il processo dura parecchie settimane, e il team di giovanissimi che affianca il pubblico ministero accumula 700 testimonianze circa di persone sopravvissute al destino violento dei desaparecidos. E il processo, nel film, è tutto qui, nelle battutine (anche divertenti) dietro la vita personale del pubblico ministero, e nel tentativo di parlare alla gente, al pubblico degli atti processuali, a un popolo che ha ricevuto violenze e ingiustizie in modo subdolo, lontano dagli occhi, tramite meccanismi invisibili e incomprensibili. Ebbene, dopo Argentina 1985 quei processi e meccanismi che hanno decimato la popolazione argentina non vengono fuori, a parte la lista di torture e sevizie ricevute da svariati teste. E questi processi non si vedono perché non c’è processualità, perché Mitre - con discreta mancanza di rispetto per la storia - decide che del processo va raccontato solo quello stratagemma del PM per cui andava convinta la gente ancor prima che la giuria. Il film ci mette in quello spettro ricettivo, non solo confondendosi un po’ - perché è una visione parziale, e noi siamo illusi di averne una decisamente più trasversale - ma tralasciando funzioni militari, strategie dei carnefici, trasmissione degli ordini. Trasformando il Male in un Male muto (mai che nel film si senta l’intervento della difesa se non per commentini sciocchi fuori dagli atti processuali ufficiali), in un Male che non va capito e quindi dialetticamente ricordato, ma che sia retorico e qualunquista come tutto il film, che di Spielberg prende ritmi e trucchi ma evita lucidità e portamento verso le tematiche. 140 minuti per capire che alla violenza guerrigliera non si risponde (come fecero i colonnelli) con la violenza subdola, codarda e sommaria. Chiaro come il sole, ma non facciamo finta che ci sia altro che giustifichi almeno 2 ore di troppo. Si può scherzare su degli eventi storici bui - ce lo insegnano tanti grandi prima di Mitre - ma ci vuole equilibrio e maestria nel farlo, e se dici in 140 minuti quello che potresti dire in 15 per il bene dei tuoi personaggi meramente utili e strumentali l’equilibrio non è affatto di casa. 

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