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Gli orsi non esistono

Regia di Jafar Panahi vedi scheda film

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La recensione su Gli orsi non esistono

di port cros
5 stelle
79ma MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA 2022 – IN CONCORSO
 
Nella prima scena ci sembra una pellicola su una coppia iraniana che cerca di raggiungere l'Europa dalla Turchia utilizzando passaporti falsi o rubati, ma poi l'immagine si allarga con uno zoom out a rivelarci che quello che stavamo vedendo era lo schermo del computer portatile dal quale Panahi stava dirigendo a distanza quel film nel film, non potendo uscire dall'Iran per via delle limitazioni alla sua libertà personale impostegli dal regime (Khers Nist è stato girato prima dell'arresto di Panahi nell'aprile 2022, ad oggi egli si trova in carcere). Nel paesino isolato dove è confinato, l'autore deve farsi aiutare dai locali a cercare il segnale internet e resta suo malgrado implicato in un'antipatica vicenda di paese destinata finire male ("scorrerà il sangue!" ripetono quasi tutti): egli avrebbe inavvertitamente scattato la foto di due innamorati, una coppia in cui però la ragazza risultava già promessa in sposa ad un altro uomo del villaggio che adesso domanda giustizia per il suo onore offeso. Panahi, assillato perché consegni la foto incriminante, deve anche sottoporsi ad una sorta di giudizio del tribunale tradizionale della piccola comunità, ove gli viene chiesto di giurare sul Corano.
 
Devo premettere che non sono sempre in immediata sintonia con le opere di questo regista amato e super premiato ai Festival, già vincitore di Venezia e Berlino, che ho bisogno di digerire col tempo: l'Orso d'Oro 2015 Taxi Teheran non mi era piaciuto la prima volta che l'ho visto, è migliorato alla seconda visione, meglio aveva fatto alla prima i Tre Volti di Cannes 2018.
Non c'è dubbio che Jafar Panahi sa sempre come deliziare i suoi ammiratori che trovano nelle sue opere una stratificazione di temi affrontati e scandagliati in profondità. Qui c'è certamente una riflessione sulla giustizia e sulle ingiustizie nel suo Paese (vedi quando viene "inchiodato" dalla testimonianza di un bambino che l'ha visto scattare la foto agli innamorati, ma la gente ha comunque bisogno di copia dell'immagine perché il ragazzino è troppo giovane perché la sua parola sia considerata valida secondo la sharia). Certamente il suo porsi anche come protagonista aumenta i livelli di lettura tra realtà e finzione , ad esempio nella scena quando viene portato sul confine per espatriare clandestinamente ma poi fa un passo indietro e rientra in Iran. La sua bravura tecnica è certamente qui dimostrata nella prima scena, dove la transizione tra quello che pareva il film e lo schermo del computer è perfetta.
Tuttavia Khers Nist  a fine visione mi ha lasciato un po' interdetto, senza coinvolgermi appieno né con la testa né con il cuore, ma già so che dovrò concedergli una seconda o terza visione per comprenderlo e apprezzarlo meglio. Nel frattempo gli dò un voto medio (due stelle e mezzo) per non sbilanciarmi. 
 
Certamente gli va reso onore per la sua testimonianza e sacrifico personale a favore della libertà di espressione in Iran, dove paga di persona le conseguenze della sua coerenza. 
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