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Winchester '73

Regia di Anthony Mann vedi scheda film

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Dom Cobb

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Winchester '73

di Dom Cobb
9 stelle

Autentico titolo di punta della produzione western della cosiddetta "golden era" di Hollywood, "Winchester '73" rappresenta innanzitutto il primo tassello della collaborazione tra James Stewart ed il regista Anthony Mann; collaborazione che si rivelò proficua e piuttosto intensa nel corso degli anni successivi e diede vita a pellicole di diverso stampo, anche se vengono ricordati soprattutto i cinque western (tutti di buona fattura), che rappresentano la spina dorsale della produzione congiunta di Stewart e Mann. Altra particolarità del film è quella di seguire l'intera vicenda dal "punto di vista" del fucile che dà titolo al film e che diventa anche l'oggetto del contendere tra i vari personaggi. "Winchester '73" parte da un canovaccio classico per il genere, in quanto è principalmente una storia di vendetta: Lin McAdam (James Stewart), assieme al fido amico  Frankie Wilson "Sputalosso" (Millard Mitchell) dà la caccia ad un criminale che ora si fa chiamare Dakota Brown (Stephen McNally); lo trova a Dodge City, dove entrambi partecipano ad una gara di tiro al bersaglio. Il premio è un fucile Winchester modello 1873: una serie elaborata ed in tiratura limitatissima dell'arma (ribattezzato "uno su mille"), vinto da Stewart; ma Dakota Brown lo aggredisce a tradimento, gli ruba il fucile e scappa nuovamente. Già da questo prologo si può vedere come il film sia stato girato con cura e perizia: la tensione tra i personaggi di Stewart e McNally è evidente e riguarda motivi molto personali, anche se ancora non li conosciamo; così come è precisa la ricostruzione degli ambienti: a Dodge City i protagonisti incrociano una figura "storica" come lo sceriffo Wyatt Earp ed è corretta anche la presenza di altri personaggi realmente esistiti quali Virgil Earp e Bat Masterson, che furono anche nella realtà vicesceriffi di Dodge ed abituali collaboratori dello stesso Earp. Da qui in poi il Winchester passa di mano in mano e, in questa maniera, possiamo conoscere le figure che popolano questo "microcosmo" che è la frontiera: presso una locanda Dakota Brown e i suoi sgherri incrociano Joe Lamont (John McIntire), un subdolo trafficante d'armi. Anche in questo caso l'attore McIntire è molto bravo nel tratteggiare uno spregiudicato trafficante che vende vecchi fucili agli indiani e che, con i suoi modi melliflui, si rivela molto più furbo dello stesso Dakota Brown tanto da portargli via il fucile giocando a carte. McIntire viene scotennato ed il fucile finisce nelle mani di un capo Sioux (Rock Hudson, ancora poco conosciuto), che attacca un avamposto di soldati nordisti (comandati da un paterno sergente interpretato dall'attore Jay Flippen) in cui hanno trovato riparo proprio James Stewart ed il suo amico. Ucciso il capo Sioux, il Winchester passa di mano a Steve Miller (Charles Drake), fidanzato con la ragazza di saloon Lola (Shelley Winters). Sono tanti i personaggi che si incrociano a più riprese durante il film e sono tutti caratterizzati con cura: Steve Miller - il boyfriend della Winters - è un debosciato pauroso e privo di iniziativa; infatti si nota la disaffezione della fidanzata in favore del protagonista, che si dimostra più attento e premuroso. Anche il personaggio di Lola fuoriesce dai soliti canoni della "bella in pericolo": pur venendo presa in ostaggio da Johnny Il Biondino (Dan Duryea) - socio di malefatte con Dakota Brown - dimostra di saper tenere testa e di non abbattersi di fronte ai propositi dei "cattivi"; insomma, un personaggio femminile forte. Dan Duryea è stato un attore molto attivo tra gli anni '40 e '60, spesso nei panni di villain ha cui ha dato forti connotazioni allucinate e sadiche. Anche qui non fa eccezione, cesellando Johnny Il Biondino come un bandito feroce e amorale, dotato di una "faccia da schiaffi" e di una parlantina sarcastica con le quali cela le sue vere intenzioni e tormenta, con avances continue, il personaggio di Shelley Winters. Stewart rintraccia Dakota Brown presso la cittadina di Tascosa, dove quest'ultimo tenta di compiere una rapina assieme a Johnny Il Biondino; la resa dei conti avviene su un massiccio roccioso appena fuori città, dove finalmente vengono svelati i motivi di questa caccia all'uomo: Dakota Brown in realtà si chiama Matthew McAdam ed è il fratello del protagonista; da sempre criminale incallito, ha ucciso il loro padre a tradimento. Anthony Mann si dimostra un regista attento sia nel dare spazio agli attori che nel valorizzare lo spoglio e semi-desertico ambiente di frontiera in cui il film è immerso, tra l'altro dotato di una fotografia in bianco e nero tagliente e di grande impatto; ben coreografate le sparatorie, soprattutto la resa dei conti finale in cui Dakota Brown è arroccato sopra al massiccio roccioso e Stewart cerca di espugnare la posizione del proprio nemico evitando le fucilate. Grande come sempre James Stewart nel recitare una parte tagliata su misura, quella dell'uomo retto e mosso dal senso di giustizia, ma non privo di dubbi: quando finalmente riesce ad avere la meglio sul fratello - uccidendolo - non c'è alcuna vittoria, ma solo la tristezza per il fatto che il destino inesorabilmente si è compiuto. Tra l'altro, il personaggio di Stewart, secondo me, ha una delle migliori battute del film, in merito al senso d'amicizia, rivolta proprio all'amico Sputalosso; la battuta recita più o meno: "Mio padre mi diceva che è una ricchezza avere un amico. E io sono un uomo ricco". O anche gli scambi di battute tra il sergente nordita (Jay Flippen) e i protagonisti, ex soldati sudisti, comunque all'insegna della simpatia e del rispetto reciproci. Insomma, "Wichester '73" è a tutti gli effetti uno dei migliori esempi di film western, nonchè un classico intramontabile. Un film che si rivede sempre con immutato piacere.

Locandina originale.

 

 

 

     

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