Regia di Paolo Ruffini vedi scheda film
Lui cicciottello, lei longilinea; lui pragmatico, lei sognatrice: alle elementari si giurano amore eterno e, dopo trent'anni insieme, decidono di sposarsi. Nel frattempo lui è diventato un pasticciere gourmet e lei una ballerina. Ma proprio pochi giorni prima delle nozze, una lettera invita lei a Parigi per l'occasione lavorativa della vita. Lui non solo la sprona ad andare, ma decide anche di annullare il matrimonio. È crisi su tutta la linea.
Da ridere c'è proprio poco: le promesse del titolo volano basso, ma il film riesce a disattendere anche quel minimo che ci si potrebbe aspettare, radendo pericolosamente il suolo. Un suolo fatto di banalità, personaggi caratterizzati in maniera semplice, dialoghi elementari e situazioni ampiamente prevedibili; Rido perché ti amo è un'opera volutamente lineare, linearissima, che vuole raccontare una vicenda comune, universale a suo modo, con toni leggeri e – immancabilmente – puntando verso il più grossolano dei lieto fine. Non si salva quasi nulla: la confezione sufficientemente professionale, quella sì, ma la visione rimane comunque pesantuccia, soprattutto a fronte dell'obiettivo di partenza – l'intrattenimento senza tanti pensieri, in salsa sentimentale – del lavoro. Soggetto di Marina Scirocco e Max Croci, sceneggiatura di ques'ultimo, di Francesca Romana Massaro, del regista Paolo Ruffini e del protagonista Nicola Nocella; nel cast, oltre appunto a Nocella (non un granché convincente) e allo stesso Ruffini, Barbara Venturato, Daphne Scoccia, Greg (quello meno famoso di Lillo e Greg), Filippo Caccamo, Loretta Goggi, Herbert Ballerina/Luigi Luciano, la cantante Malika Ayane ed Enzo Garinei, classe 1926, già scomparso all'uscita del lavoro (non il modo migliore per concludere una carriera cinematografica lunga tre quarti di secolo? Il film precedente in cui aveva recitato era di Francesco Mandelli, fate un po' voi). 2/10,
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