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Rapito

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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La recensione su Rapito

di diomede917
10 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: RAPITO

 

È incredibile di come un regista come Marco Bellocchio alla veneranda età di 83 riesca ad aver trovato una nuova vena creativa che ha sfornato negli ultimi anni 4 tra i film più belli della storia del cinema italiano.

Partendo da storie vere, raccontando vite vere ci ha raccontato un pezzo di Italia che difficilmente i nostri ragazzi troveranno nei libri scolastici.

E lo fa dispensando Grande Cinema come fosse un Coppola, uno Spielberg o un Quentin Tarantino italiano.

Rapito contiene la stessa magnificenza che riempie lo schermo che aveva Il Traditore, Marx può aspettare ed Esterno Notte.

Partendo da un caso che fece discutere ai tempi, Marco Bellocchio realizza, un autentico J’accuse nei confronti del potere temporale della Chiesa fortemente attuale nei nostri giorni.

Regalandoci un mefistofelico Papa ladro di bambini in nome di un delirio di onnipotenza che ha dei forti parallelismi con i fatti di cronaca legati alla Chiesa che tuttora riempiono le pagine di giornali (ogni riferimento al Caso Emanuela Orlandi è puramente casuale).

Protagonista è il piccolo Edgardo Mortara, bambino ebreo strappato alla sua famiglia all’età di 6 anni perché battezzato di nascosto dalla domestica quando aveva pochi mesi. La Donna, temendo che potesse morire a causa di una febbre alta, ha cercato di salvare la sua anima dal Limbo che separa i cattolici dagli ebrei.

Questo atto di ignoranza misto a religione e credenza popolare causerà questa separazione del tutto in linea con il potere temporale del Papa Pio IX, il bambino verrà portato a Roma in un collegio dove ci sono altri bambini ebrei “Rapiti” con il semplice scopo di convertire le rispettive famiglie al cattolicesimo.

Marco Bellocchio descrive questa fase quasi fossimo all’interno di un racconto di Charles Dickens. Ogni bambino è un piccolo Oliver Twist e il Papa è praticamente il loro Fagin che educa e addestra alle regole di questa nuova famiglia. Da vedere la scena del secondo battesimo di Edgardo Mortara per credere, con lui sulle gambe di Pio IX e lo sguardo perfido di un Paolo Pierobon al limite della perfezione diabolica.

Marco Bellocchio con Rapito ci regala un vero e proprio gioiello di horror gotico, queste donne in abito nero come presagio di morte.

I Sogni che nascondono tormenti interiori corredati di elevate citazioni cinematografiche.

Il piccolo Edgardo che libera Gesù Cristo dalla croce come in Marcellino Pane e Vino che in realtà sono il presagio della morte del suo compagno Simone e del suo senso di colpa di non aver pregato abbastanza per salvarlo oppure Pio IX che sogna la sua circoncisione come da vignetta satirica e si risveglia urlando un “NOOOOOO” come Frank Finlay nel Padrino.

Marco Bellocchio è soprattutto bravo a scegliere un cast che interpreta il proprio ruolo senza una sbavatura e che trasmette allo spettatore tutta l’angoscia, la sofferenza e la rabbia che questa storia emana.

Da Fausto Maria Alesi un padre battagliero ma impotente a Fabrizio Gifuni un inquisitore domenicano che ricorda un ufficiale nazista che ha solamente eseguito gli ordini del Papa, l’unica autorità da lui riconosciuta.

Enea Sala (Edgardo da bambino) e Leonardo Maltese (Edgardo da ragazzo) perfetti ad incarnare l’infanzia violata e l’adolescenza plagiata. Un passaggio da un bambino che voleva solo giocare a nascondino ad un soldato di Cristo che vuole evangelizzare tutto quello che gli passa davanti da brivido.

Ed infine Barbara Ronchi, gli occhi della disperazione e del dolore ma anche gli occhi della fierezza di una donna fiera di essere nata ebrea e che rimarrà ebrea fino all’ultimo secondo di vita.

Con Rapito, Marco Bellocchio realizza un autentico capolavoro che rimarrà per sempre nella Storia del Cinema Italiano.

Voto 10

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