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A Wounded Fawn

Regia di Travis Stevens vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su A Wounded Fawn

di undying
8 stelle

Horror dal taglio argentiano, con una fotografia e una messa in scena che rimanda alle atmosfere surreali di pellicole quali "Suspiria" e "Inferno". La terza regia di Travis Stevens conferma l'innegabile predisposizione dell'autore verso opere bizzarre, piacevolmente spaventose e visivamente sorprendenti.

 

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Meredith (Sarah Lind), addetta conservatrice di un museo, recentemente uscita da una traumatica relazione affettiva con un uomo violento, conosce a una mostra d'arte Bruce (Josh Ruben). Accetta l'invito di trascorrere un week-end in una baita isolata nel bosco, senza immaginare che, quell'uomo, ha appena compiuto un sanguinario omicidio: per impossessarsi di una statua di bronzo di origini elleniche, che rappresenta la "furia delle Erinni", Bruce ha ucciso Kate (Malin Barr), la legittima proprietaria che si era aggiudicata, legittimamente, la preziosa reliquia ad una pubblica asta.

 

"You rob women of their power and their beauty and their lives, because you hate that you have none of those things.

 

Derubi le donne del loro potere, della loro bellezza e delle loro vite perché odi il fatto di non avere nessuna di queste cose."

(La sentenza di una delle Erinni, durante un'allucinante visione, dettata dal senso di colpa e del rimorso dell'assassino ferito)

 

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A Wounded Fawn: Josh Ruben e Sarah Lind

 

Travis Stevens conferma, con questa terza e impressionante opera (seguente The Girl on theThird Floor, 2019 e Jacob's Wife, 2021) di essere al momento uno dei nomi più rilevanti, se non l'unico, nella realizzazione di horror originali, visionari e fantastici che non trascurano però un dettaglio significativo: sono anche interpretabili come conturbanti farse, che puntano l'attenzione sul comportamento misogino di alcuni uomini. Nel caso di A Wounded Fawn, scritto dallo stesso regista in compartecipazione con Nathan Faudree, Stevens ricrea esteticamente le atmosfere dei migliori horror anni Settanta/Ottanta, in particolare per la scelta di una suggestiva fotografia e di scenografie che rimandano a celebri titoli italiani. Mario Bava e Dario Argento sono chiamati in causa, in questo senso, cioè per una concezione puramente estetica che si esprime con tonalità cromatiche vivaci e suggestive (vengono alla memoria, per similitudine, i technicolor di Operazione paura e Suspiria). Ma le idee preesistenti, rivisitate con uno squisito stile del tutto personale, arrivano anche da altre fonti. 

 

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A Wounded Fawn: scena à la Suspiria (Dario Argento, 1977)

 

A Wounded Fawn è diviso in due atti, con una prima parte di preparazione, realistica e senz'altro più apprezzabile nonostante sia parca di momenti spettacolari, sovvertita nella forma e nel contenuto da un secondo tempo imprevedibile, seppure evidenti siano le suggestioni (e gli eccessi) che lo hanno ispirato. Si va da imprevedibili e indescrivibili follie visionarie alla Sam Raimi de La casa (tipo la lotta tra il protagonista e il tubo di scarico, animato di vita propria, della stufa) a sequenze lisergiche, esperite nella mente di Bruce dopo aver subìto una ferita al cervello, che devono molto al Ken Russel di Stati di allucinazione (1980). Queste sono, con buona probabilità, le fonti (consapevolmente o meno revisionate, da parte dell'autore) alla base di un horror che tiene assiduamente inchiodati alla poltrona. Merito anche della impeccabile interpretazione dei due antagonisti, con punte di eccellenza nel caso della bravissima Sarah Lind.

 

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A Wounded Fawn: scena 

 

Che piaccia o meno il genere, non si può non riconoscere come Stevens sia dotato di talento raro nel doppio ruolo di regista/sceneggiatore (comunque si voglia intendere la storia, la lunghissima agonia del killer sui titoli di coda lascia aperta l'ipotesi realistica, con presenza delle vendicative Erinni in forma di tulpa o, meglio, di allucinazioni provocate dalla - e quindi presenti solo nella - mente di Bruce, già in partenza suggestionato dal mito greco, susseguenti una devastante ferita alla testa). La macchina da presa vive di vita propria, segue i personaggi, si nasconde al momento opportuno tra le tenebre del bosco e valorizza con bizzarri punti di vista, nel miglior modo possibile, ogni momento della messa in scena. A Wounded Fawn (letteralmente, "un cerbiatto ferito"), si vede davvero con enorme piacere, colpisce basso al momento giusto (il primo delitto, compiuto con un tirapugni composto da lame taglienti), percorre la via della tensione seguendo una logica hitchockiana (lo spettatore, a differenza di Meredith, sa sin dalle prime sequenze di cosa sia capace Bruce), stuzzica il senso della giustizia - un volta tanto destinata a positiva conclusione - pur se nell'eccesso della punizione gioca furbescamente con elementi di pura exploitation. Un lungometraggio imperdibile per gli appassionati del genere, soprattutto per chi ha apprezzato i titoli dei film più sopra citati che, volontariamente o meno, Stevens ha saputo riportare, egregiamente, alla memoria.  

 

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A Wounded Fawn: Josh Ruben alle prese con gli spettri della sua stessa coscienza 

 

Citazione 

 

"I suddendly became aware that I was both mortal and touchable and that I could be destroyed.

 

Improvvisamente mi sono reso conto che ero sia mortale che toccabile e che potevo essere distrutto."

(Didascalia iniziale, a firma di Leonora Carrington)

 

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A Wounded Fawn: scena 

 

His Actions Speak Louder Than Words (The Tammys)

 

"[La coscienza] È il nome di una non-entità e non ha alcun diritto a un posto tra i principi primi. Coloro che ancora vi si aggrappano, si attaccano in realtà a una pura eco, al flebile rumore lasciato nell'aere filosofico dall'anima che scompare."

(William James)

 

Trailer

 

F.P. 23/04/2023 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 90'53") / Data del rilascio (streaming) Stati Uniti, Canada, Australia, Regno Unito e Irlanda: 01/12/2022

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