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Yi Yi. E uno... e due...

Regia di Edward Yang vedi scheda film

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La recensione su Yi Yi. E uno... e due...

di RobocopXIII
8 stelle

Certi film per smascherare i meccanismi dell'esistenza ci fanno conoscere un personaggio nelle varie fasi della sua vita. Questa tecnica si trascina dietro un'inevitabile componente storica. Yi Yi invece, con il suo cast corale e variopinto a livello generazionale, riesce a sospendere questi meccanismi nel tempo rendendoli universali, per quanto Yang dia importanza alla modernità e all'urbanità. Conosciamo così chi sta scoprendo la vita, chi la sta salutando e chi comincia a tirare un bilancio e a fare i conti col passato.

 

Passi da giganti da The Terrorizers. Yang decide di ripuntare su un cast corale ma questa volta riesce a evitare la confusione, creando un'opera che fila liscia per le sue quasi tre ore di durata. La fotografia, che in The Terrorizers era una protagonista indiscussa e serviva ad alienare ancora di più lo spettatore, in questo film riesce a dare spazio anche ai personaggi. Da appuntare solamente la leggera ossessione di Yang per i riflessi e le vetrate. Mentre la luce riesce a raccontare affievolendosi sempre di più col proseguire del film.

 

Ci sono tanti spunti in Yi Yi, forse troppi. Ma sono gestiti così bene nel flow narrativo che non risultano fuori posto. La difficoltà nell'amare, l'essere sinceri con se stessi prima che con gli altri, gli errori che non insegnano poi molto, l'orgoglio, le scelte, l'inutilità e la preziosità della vita. Il film in confronto a The Terrorizers regala meno immagini - seppure non ne manchino di stupende, come la scena della bambina e del proiettore - ma più emozioni. Yi Yi è unico perché riesce a essere nel contempo dolce e crudo.

 

La new wave taiwanese ha avuto due maestri. Purtroppo la mia sensibilità è ben lontana dai campi lunghi e dai personaggi distanti di Hou, mentre mi sono trovato più vicino a Yang, che riesce invece a catturare i frammenti più significativi ed emozionanti della vita. Dal precedente film, in eredità, alcune immagini: la macchina fotografica, le locandine cinematografiche, le camere d'albergo.

 

Pur essendo secondo me uno dei film più profondi di questa fase del cinema taiwanese, paradossalmente Yi Yi è uno dei primi film dell'Isola a introdurre una componente umoristica, seppure questa sia spesso amara o atta a scoprire le piccole ipocrisie del comportamento umano.

 

Questo film di Yang fa da ponte tra la prima ondata new wave e la seconda, e purtroppo è il suo ultimo lungometraggio prima della sua morte nel 2007. Yi Yi si fa delle domande e - nell'emozionante finale - si da una risposta per bocca di un protagonista, e noi così come gli altri personaggi non potremo che stare in silenzio ad ascoltare.

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