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La vendetta di Carter

Regia di Stephen T. Kay vedi scheda film

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Dom Cobb

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La recensione su La vendetta di Carter

di Dom Cobb
2 stelle

Prima che la moda dei remake (un pigro espediente per far cassa facilmente) prendesse cosi' piede in maniera preponderante come in questi ultimi anni, gia' nel 2000 Sylvester Stallone tento' questa strada durante uno dei suoi periodi di minor successo (il rilancio sarebbe avvenuto solo nel 2006 con Rocky Balboa, poi con l'ultimo capitolo di Rambo e, non ultimi, con I Mercenari) e, giusto per partire con il piede sbagliato, decise di cimentarsi con il rifacimento di Get Carter, classico noir inglese anni 70 che vedeva come protagonista il grande Michael Caine. Inutile dire che, di fronte a prospettive del genere, il progetto nasce gia' perdente se raffrontato con l'originale. Poi, sia Stallone, che il regista Stephen Kay, che gli sceneggiatori ci hanno messo del loro per affossare definitivamente il film. Questo nuovo Get Cartet vede Stallone nei panni di un malavitoso di secondo piano che torna a Portland per i funerali del fratello, apparentemente morto in un incidente automobilistico; non persuaso si mette ad indagare, contro il volere anche della cognata (Miranda Richardson) e scopre un giro di prostituzione, gestito tra gli altri da Mickey Rourke, in cui e' coinvolta la nipote adolescente. Questa sarebbe la trama, anche avvincente, sulla carta, perche', all'atto pratico, Carter e' un noir poco nero nei toni in quanto piagato da un ritmo blando e da un sceneggiatura claudicante, scritta con evidente pigrizia e dozzinalita', in quanto sono tanti - troppi - gli spunti appena abbozzati e lasciati subito cadere. Insomma, la storia dovrebbe mischiare elementi da gangster movie con il thriller di ambito famigliare: nel classico originale Caine/Carter si metteva contro ai suoi soci dell'organizzazione per scoprire la verita'. Qui invece il rapporto conflittuale con la cognata e' suggerito ma abbandonato a meta' film; poi Miranda Richardson sparisce di scena ed il suo personaggio non ha un vero peso specifico all'interno del plot. Sono abbastanza confuse anche le motivazioni che spingono all'omicidio del fratello, ovvero, il DVD porno dove appare la nipote di Carter e' cosi' compromettente da giustificare addirittura un omicidio? Nel film, in una specie di cammeo, compare anche lo stesso Caine nei panni del gestore del locale dove lavorava il fratello del protagonista e, anche in questo caso, i problemi sono dati dal fatto che addirittura anche il personaggio dello stesso Caine non ha un vero perche' per stare in scena e, oltretutto, non ho capito le motivazioni per cui, nel finale, si debba impossessare del gia' citato DVD per poi essere ucciso da Stallone. In questo campionario di sprechi, ovviamente risulta sprecato anche John C. McGilnley nei panni di un malavitoso che da' la caccia a Stallone. Quello di McGinley e' un personaggio "urlato", a tratti grottesco e che, alla fine, viene liquidato dopo un anonimo inseguimento automobilistico. Era molto piu' caratterizzante l'anonimo killer che, nel film originale, pedinava Caine fino alla resa dei conti sulla spiaggia. Gli inseguimenti automobilistici mi sono sempre piaciuti (Friedkin docet), ma il regista Stephen Kay pare che non si affidi ad altro per tappare le falle di sceneggiatura: nel film ci sono due inseguimenti veri e propri piu' una sequenza di pedinamento (sempre automobilistico): e' troppo. Soprattutto per un mestierante come Kay che, in mancanza di un mano registica ferma, si affida ad un fastidioso stile videoclipparo, dove si susseguono incessanti musiche di sottofondo, ralenty ed accellerazioni improvvise delle scene; insomma, lo stile patinato scelto dal regista ammazza l'atmosfera cupa e secca che dovrebbe contraddistinguere una trama noir. Turpis in fundo, la scelta di un famigerato happy end dove Stallone si allontana vincitore ( in auto, ancora) e con l'immancabile accelerazione d'immagine. Nel cast il gia' citato Mickey Rourke, all'epoca ai minimi storici sia personali che professionali, quindi tragicamente perfetto nei panni del tamarro e disfatto pappone che gestisce un giro squallido di prostituzione on linea. Perfino lo stesso Stallone appare fuori ruolo, svogliato e particolarmente inespressivo in un ruolo niente affato interessante nemmeno da interpretare: questo suo Jack Carter non ha la benche' minima aura epica di altri suoi personaggi; si tratta di un'interpretazione statica, "scarica" di mordente. Tra l'altro, anche l'iconico e riuscitissimo score originale di Roy Budd - in ossequio proprio allo stile patinato del film - in questo caso è stato rifatto  e mixato con (inutili) sonorità techno-dance. Percio', questo Get Carter anni 2000 e' un film perdente in quanto inutile rifacimento di un bel film di scuola inglese, oltretutto affossato da una brutta regia che va a braccetto con il cast sottotono e la sceneggiatura incidentale. Per la cronaca, il film fu una sonora batosta al box office e, come gia' detto, rappresenta uno dei tasselli meno riusciti della filmografia di Sly, che l'anno successivo a Carter avrebbe replicato con l'altrettanto disgraziato D-tox. Molto meglio riguardarsi il film originale con Michael Caine e lasciar perdere questo aborto.

"La verità brucia": questo film è inguardabile.

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