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L'ultima notte di Amore

Regia di Andrea Di Stefano vedi scheda film

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La recensione su L'ultima notte di Amore

di simonebulleri
8 stelle

Andate al cinema, subito!

Il cinquantenne Bruno Amore è un tenente di Polizia, con 35 anni di onorato servizio. E' il suo ultimo giorno da poliziotto, e lo vediamo correre per le strade di Milano perché sta tornando a casa dalla giovane moglie.
Tutto apparentemente è normale e tranquillo ma quello che lo attende sarà una ultima notte... all'inferno.
*
Il film non ha nessuna pretesa intellettuale, anzi. Eppure la domanda sottesa, che ci siamo posti per tutto il film, potrebbe essere formulata così: come può una sola scelta sbagliata compromettere una vita intera di rettitudine?
"La cosa che a me interessava era raccontare un uomo che comunque nell'animo è un buono. E poi una volta messo in difficoltà dovrà fare di tutto per proteggersi e per salvarsi", così il regista, autore del soggetto e della sceneggiatura.
Di Stefano - di formazione statunitense - non solo ha amato i noir anni '60/ '70, ha fatto di più: li ha capiti!, inoltre ha all'attivo una lunga gavetta da attore, e la si può notare per l'attenzione che tributa ai suoi interpreti, da Benicio Del Toro in Escobar, passando per Joel Kinnaman in The Informer, per arrivare a questo Bruno Amore, interpretato in maniera perfetta da Pierfrancesco Favino, finalmente libero da protesi e camaleontismi. Ma tutto il cast sta a servizio del film, come la bravissima Linda Caridi, nel ruolo della intraprendente moglie di Amore, e Antonio Gerardi, inarrivabile nei ruoli da torbido borderline (il suo commissario Rambelli ne La Porta rossa è indimenticabile).
Altra menzione d'onore va, di certo, al cast tecnico. La stupefacente fotografia notturna di Guido Michelotti trasfigura il capoluogo lombardo in una città mitteleuropea, per cui si potrebbe benissimo essere a Berlino o a Parigi (anche per i legami che il film ha coi polar francesi); e come tacere della trascinante colonna sonora di Santi Pulvirenti, che fa sua la lezione morriconiana, profusa nei tanti polizieschi anni '70?; chiude il cerchio il montaggio al fulmicotone di Giogiò Franchini.
Il film dura 124 minuti, ma si arriva alla fine senza mai aver messo mano all’orologio, cosa abbastanza rara per i thriller italiani recenti. La sequenza nel sottopasso poi è già da antologia.
E la sensazione, una volta accese le luci, è di aver assistito al vero Cinema.
Andate in sala, subito!
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