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Eraserhead

Regia di David Lynch vedi scheda film

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La recensione su Eraserhead

di giansnow89
2 stelle

Per farsi del male.

Si dice spesso che l'opera prima di un regista contenga in nuce tutti gli elementi della sua cinematografia successiva. Se consideriamo la carriera di David Lynch come una lunga, snervante ed artificiosa rappresentazione su celluloide di tutti i para-incubi che affollano la sua mente, Eraserhead ne è di certo l'esordio più illuminante possibile. Potremmo dire il solito hellzapoppin' infarcito dei consueti mostriciattoli abominevoli, intermezzi d'avanspettacolo inspiegabili, gli stessi silenzi mortali che riecheggiano il nulla e del nulla sono l'anticamera  - l'attesa che il protagonista prenda l'ascensore o tagli il suo pezzo di carne non è forse la stessa identica attesa inutile che proviamo quando i personaggi di Twin Peaks pasteggiano con tutta calma i dolci portati da Lucy Moran, o quando Gordon Cole deve fumare tutta la sua sigaretta (tutta!)? - ed in definitiva la solita temperie di domande, tra l'altro idiote (del tipo: cosa sono i vermicelli che escono copiosi dal ventre della moglie del protagonista? chi è la donna con due guance grosse così? perché ad un certo punto compare una fabbrica di matite?), quesiti che ovviamente non avranno mai il bene di una risposta. Come non sapremo mai chi fosse Bob, e chi fosse il giovanotto comparso improvvisamente sulla scena che lo ha ucciso, e perché diamine lo abbia tolto di mezzo così facilmente. Non nasate un afflato di ineffabile onirismo lynchano in quest'uso arbitrario del deus ex machina? Ma torniamo a noi: il blasé David Lynch forse reputa eccessivamente borghese e demodé l'obbligo di dovere una risposta al proprio pubblico. Si tratta di uno di quei registi il cui sogno proibito sarebbe fare film, con tutti i crismi della grande produzione cinematografica, quindi con budget, troupe, mezzi, cast, tutti lì a disposizione dei suoi capricci, e poi, alla fine della fiera, chiudere l'opera in una teca per poterne godere lui e lui solo. 

Lynch è un bambino capriccioso che quasi per tutta la sua vita ha continuato a girare lo stesso film, eccetto che per sporadiche, e felicissime, eccezioni, perché la grazia del talento c'è, e mancherebbe altro. Purtroppo c'è anche un ego ipertrofico che impedisce al regista di comprendere che i suoi incubi non sono gli incubi del pubblico, che la sua idea di orrore non è l'idea di orrore del pubblico. Qualcuno ci vede dell'arte in questo escludere dalla speculazione filmica l'osservatore esterno. Io credo sia invece un estremo esercizio di onanismo, un baloccarsi con l'utopia di dover rendere conto solo a se stesso del proprio lavoro - ahinoi, un'utopia realissima e palpabilissima, perché trova sempre gonzi che lo finanziano. Si dice che Lynch fosse poco o punto soddisfatto delle due stagioni del Twin Peaks originale, forse perché c'era troppa narrazione e troppa suspense per il suo fine palato di demiurgo di artistiche nullità d'autore. Il suo desiderio inconfessabile era evidentemente girare un Eraserhead moltiplicato per diciotto, come se uno non fosse già sufficiente. Confido nella sicura larghezza di vedute della schiera di pasdaran del David di Missoula, e auspico che perdoneranno se noi campagnoli con meno di tre lauree non abbiamo capito un'acca né dell'opera prima, né dell'opera ultima, né di (quasi) tutto quanto c'è stato in mezzo.

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