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Rapiniamo il Duce

Regia di Renato De Maria vedi scheda film

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La recensione su Rapiniamo il Duce

di mck
6 stelle

L'oro di pongo.

 

Da “Chi ha rubato i fascisti?” a “Chi ha rubato ai fascisti?” potrebbe sembrare un passo in avanti, in realtà è un passo di lato: “Ribaltiamo il d∩ce” - pardon, "Rapiniamo il d∩ce" - è la risposta sbagliata alla richiesta di compari cinematografici mai posta da “Freaks Out”: però fa ridacchiare, e la sufficienza - così come, per altre ragioni, il film di Mainetti - se la porta a baita, non spingendosi, mai, oltre un’inutile, ma sollazzevole, (s)gradevolezza.

Con Pietro Castellitto - e va beh… - posto come (e c’è pure la co-innamorata Matilda De Angelis, che solitamente si spoglia pure per la carta d’identità, ma qui, guarda caso, no, e d’altronde Netflix sin da subito mette le cose bene in chiaro avvertendo col disclaimer lo spettatore “+13” della presenza di alcol, droga, violenza, volgarità e capezzone, ma niente donnine nude: assenza più acuta assenza) tratto d’unione fra le due opere, la differenza maggiore tra “Freaks Out” e “Rapiniamo il d∩ce” sta nel fatto che nel film di Mainetti non v’è né traccia né ombra alcuna che sia una di un fascista, mentre in quello di Renato De Maria (Paz!, la Prima Linea), da lui scritto con Federico Gnesini e Valentina Strada, n’è pieno zeppo e farcito (e, al contrario, sono i nazisti a latitare del tutto: del resto i ratti abusivi sono i primi a scappare quando i bombardieri alleati affondano la loro devastante gragnuola di colpi dai cieli, sùbito seguìti dai topastri autoctoni), così come di partigiani (e un contrabbandiere del mercato nero, un paio di reduci anarco-irredenti dell’impresa, post-vittoria mutilata, di Fiume e un’ante litteram Tammuriata Nera* fatta e cresciuta), m’anche così, alla fine dei conti, tutto sommato, il risultato è un grande ‘sti cazzi.

*Canterò una storia nuova / con i personaggi a norma:

me l’ha detto l’algoritmo / della nuova piattaforma...

Certo è che con ↓ ↓ ↓ QVESTO SVO FILMONE ↓ ↓ ↓ sarebbe stata tutta un’altra Storia, eh…

 

 

Accanto a Castellitto Jr., De Angelis e Marcello “Maccio Capatonda” Macchia ci sono Tommaso Ragno e Filippo Timi che colgono l’occasione per, come sempre, fare - non bene, ma - benissimo il loro lavoro. Nota di merito per Roberto Astorri (Molotov) e Maurizio Lombardi (Camillo/Luchino Serbelloni/Visconti), mentre chiudono il cast le buone prove di Rebecca Coco Edogamhe (“SummerTime”; Hessa), Luigi Fedele (“Piuma”; Amedeo) e - a suo modo, diciamo - Isabella Ferrari (Nora), alla quale il regista-consorte regala un’ultima scena carina e/ma senza un perché (Rapiniamo pétain? Rapiniamo franco? Rapiniamo hirohito? Rapina a Lugano?).

Fotografia di Gian Filippo Corticelli [sodale da sempre, con qualche eccezione (Ciprì), del regista, così come di Ozpetek (Napoli Velata, la Dea Fortuna) e di Castellitto Sr. (Nessuno Si Salva da Solo, Fortunata), più “gli Indifferenti”], montaggio di Clelio Benevento (Guzzanti: Viva Zapatero!, le Ragioni dell’Aragosta, Draquila; Mazzacurati: la Passione, la Sedia della Felicità; Moretti: Mia Madre, Tre Piani, il Sol dell’Avvenire; Ammaniti: il Miracolo, Anna; più “Hotel Gagarin”), scenografie di Giada Calabria, costumi di Andrea Cavalletto e musiche del soderberghiano David Holmes, più “Se Bruciasse la Città” - in incipit, con locandine di un improbabile “Sussurri di Memoria” avente come protagonisti Nicola... Talamo e Cecilia... Corona - nella versione originale in studio su 45 giri di Massimo Ranieri (Bigazzi & Polito/Savio) del 1969, che spacca di brutto anche ad Albuquerque, New Mexico

Il futuro che in “Freaks Out” si precipitava nel presente del passato attraverso un dispositivo (il)logico-fantasy qui in “Rapiniamo il dce” arriva in maniera forzata e scollegata da qualunque logica, punto, che non siano quelle dell’Algoritmo o di De Maria: ma le versioni di “Amandoti” (Ferretti & Zamboni, 1990: CCCP against the nazi-fascists), pur inflazionata in trent’anni (da Nannini in giù) ai limiti dell’indicibile, e di - e va beh - “Tutto Nero” (Beretta & Jagger/Richards/Jones/Watts/Wyman, 1966) ad opera di Matilda De Angelis live on stage con la faccia di quella che ci crede - e a ragione, ma un po’ troppo - valgono la “pena”.

 

 

Effetti speciali di Chromatica e LightCut. Prodotto dalla BiBi di Angelo e Matilde Barbagallo (la Meglio Gioventù, Copia Conforme, Gianni e le Donne, la Città Ideale, la Sedia della Felicità, N-Capace, Buoni a Nulla, Lea, Ricordi?, Lontano Lontano, Astolfo) e distribuito da Netflix.

Infine, proviamo a far prendere un colpo all’algoritmo con “Ad ∀lmirante” (1975) di Robero Benigni, al tempo in cui “Ti Si Voleva Bene”:
Se nasce un mongoloide è una cosa molto trista,
ma la cosa più schifosa è se nasce un fascista.
Maledetta l’ora, il giorno e il secondo
in cui due merdaioli ti misero al mondo.
Maledetta l’ora, il giorno e l’annata
che la tu’ mamma ti dette la su’ prima poppata.
Maledetta la tu’ razza, maledetta la tu’ gente,
maledetto il giorno che ti nacque il primo dente.
Maledetta l’ora buia e ancor di più la notte cupa
che un finocchio ti convinse ad esser figlio della lupa.
Se dovessi maleditti non saprei come finilla:
maledetto sia quel giorno che ti fecero balilla.
S’aprisse la porta senza che tu te ne sia accorto
ed entrassero le mogli** di ogni partigiano morto.
Poi t’aprissero la bocca e da maggio a carnevale
ti facessan be’ il marchese*** e cantà l’Internazionale.
Poi arrivasse Terracini, Pajetta, Longo e Ingrao:
ti cacassero sugli occhi mentre cantan Bella Ciao.
Alla fine vanno via, finalmente sei contento,
ma ti piscia addosso Lama mentre canta Fischia il Vento.
Ti venisse un accidente, ti tagliassero i bracci,
e dopo avetteli tagliati ti tagliassero le gambe perché s’erano sbagliati.
Ti venisse un colpo, ti venisse un ascesso,
ti scoppiassero in culo tutte le bombe che tu ha’ messo.
Ti venisse un colpo, ti venisse un accidente,
gli uomini son tutti uguali, ma te tu sei differente.
Ti chiavassero la moglie tutti i morti delle guerre,
e ti nascesse un figliolo che assomiglia a Berlinguerre!
Vo’ pensate a il potere, vo’ pensate ai quattrini:
ti porto la maledizione di Roberto Rossellini! 

 

** E... sì, esistevano anche i partigiani omosessuali e i vedovi di partigiane (con le due categorie che non si escludono a vicenda).

*** Mestruazioni (non avendo né letto né assistito a "l'Amica Geniale", ho ripiegato sulla Treccani).

 

Notazione final trasversale. Sulla vessata non-questione del così - dal patriottaggio verbale delle gaddiane marieluise e della loro schiatta di minus/mongo/handy-habens - detto "black-washing" o, più in generale, "forced diversity", ho già riassunto, in coda, QVI.

 

P.S. Purtroppo il CMS di FilmTV non consente il "ribaltamento del testo". Mi consolo col fatto che nemmeno consente l'utilizzo dellu (sic!, cit.) schwa.  

 

• • • ¼ - 6.5          

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