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American Psycho

Regia di Mary Harron vedi scheda film

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La recensione su American Psycho

di versa88
6 stelle

Ritratto un po' estremizzato del mondo (direi quasi parallelo) della classe dei 30enni yuppie newtorkesi. Impiegati neanche per farlo apposta nell'ambiente finanziario, di Wall Street; ben vestiti, curati nel fisico e nel modo di porsi, frequentatori dei ristoranti e locali in, con appartamenti super ordinati e di ultima generazione con l'immancabile imponente vista sulla città.
In una realtà dove non conta quello che si è, ma quello che si possiede, dai vestiti al biglietto da visita curato in ogni suo aspetto, una branca della società dove conta solo l'ivolucro per giudicare, uomini come marionette vivono la loro agiata e squallida vita.
Il tutto visto attraverso l'emblematico personaggio psichicamente turbato di Patrick Bateman (egregiamente interpretato da C. Bale).
Un affresco di luoghi, gesti e persone ripetitive fino alla nausea, mischiate con scene di violenza più che crude direi grottescamente humor.
Un protagonista che si fa odiare, tanto forte è la sua repellenza, ma nello stasso tempo riesce a far crescere in noi un istinto di pena nei suoi confronti.
Una storia dai tratti interessanti, nonostante l'esagerazione di cui è condita, che ancora una volta (a suo modo) vuole raccontare un generazione e una società imprigionata dagli stereotipi e dalla massificazione, oltre che dal più totale vuoto.

Sulla trama

Un giovane funzionario di Wall Street vive una vita metodica e ripetitiva, basata sull'apparenza e sulla necessità di primeggiare in ogni aspetto. Tra una schiera di uomini tutti uguali, che passano il loro tempo libero tra cene e aperitivi in locali di lusso, unico scopo di vita è avere il biglietto da visita più bello o riuscire a prenotare nel famoso ristorante Dorsia.
Sboccia così nell'animo turbato di Bateman un odio inrefrenabile per chi è migliore di lui, o è diverso da lui. Un recondito senso di invidia lo porta a distruggere quello che per lui risulta essere sensazione di oppressione, attraverso una barbarica e sadica violenza.
L'uccisione di decine di donne, oltre che dell'odiato collega Paul Allen (che sembra una sua fotocopia), non saziano il suo istinto di distruzione, o meglio di autodistruzione e anche quando sembra essersi liberato di queste indicibili uccisioni tutto lo riporta al punto di partenza, come nulla fosse successo.
Un alienante senso di impossibilità di uscita da questo sistema chiude il film, con un controverso e aperto finale, che lascia ancor di più l'amaro senso di prigionia e oppressione.

Su Christian Bale

Personaggio che ne esalta le caratteristiche di attore mai veramente amato (nelle sue interpretazioni), tra odio e disgusto fa provare allo spettatore le giuste sensazioni.

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