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M3GAN

Regia di Gerard Johnstone vedi scheda film

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La recensione su M3GAN

di ANdaMI
6 stelle

Cady James, bambina tragicamente rimasta orfana di entrambi i genitori, viene adottata dalla zia Gemma, donna single e senza figli perennemente assorbita dal proprio lavoro. Incapace di badare con affetto alla nipotina, Gemma sviluppa, presso l'azienda di giocattoli in cui è impiegata, un androide di nome Megan dalle fattezze di ragazzina e dall'avanzata intelligenza artificiale, con il compito di accudire e istruire Cady. La piccola stringe un legame profondo con il robot, ma col passare del tempo gli eventi prenderanno una piega inquietante, a causa del morboso istinto di Megan di proteggere la bambina a qualunque costo, anche a quello di uccidere. Questa è, in breve, la trama di M3GAN. Il film, basato su un soggetto del talentuoso James Wan (la cui ossessione per i pupazzi è nota sin dai tempi del suo primo lavoro, SAW) e affidato alla regia del neozelandese Gerard Johnstone, si presenta come un horror sci-fi a metà strada tra la La bambola assassina Black Mirror, dove il tema del fantoccio killer del primo si amalgama con quello del pericolo insito nell'avanzata tecnologia del secondo. Attraverso una messinscena che convince ma non fa gridare al miracolo, la pellicola intende spingere lo spettatore a porsi domande circa il rapporto uomo-macchina ma anche genitore-figlio, senza però rinunciare alla tensione e alla suspense. "Permettereste mai a un robot di crescere ed educare i vostri figli? E se si, quali saranno le conseguenze?". Questo è il grande interrogativo attorno al quale ruota la storia. Una storia tutto sommato ben orchestrata, con scene di violenza abbastanza contenute (dimenticatevi i fiumi di sangue che molto spesso decorano gli horror di oggi) e qualche trovata interessante. Se l'interrogativo circa la sostituzione degli affetti umani con quelli artificiali mostrato dal film si pone come oggetto di interesse valido, la tensione che dovrebbe scaturire dal pericolo di Megan è invece troppo spesso smorzata da battute ironiche non necessarie, musiche fuori posto e situazioni che potrebbero suscitare lo sgomento di molti per via della loro scarsa credibilità (specie verso la fine). Personaggio migliore della vicenda è senza dubbio la stessa Megan, che monopolizza l'attenzione grazie al proprio carisma. Ella (o essa?) non è il classico robot-killer misantropo e fuori controllo, ma una creatura sintetica che costantemente riflette su ciò che la circonda e che si pone come oscuro surrogato dei rapporti tra umani, ormai resi freddi da un uso smodato della tecnologia che li circonda (o meglio, che li fagocita). Apprezzabile poi è la costruzione analogica degli effetti speciali e della stessa androide, la cui realizzazione in CGI avrebbe sicuramente rovinato l'esperienza visiva. Che il film sia destinato ad essere il capostipite di una serie (e le premesse ci sono tutte) o a rimanere indipendente solo il tempo potrà dircelo. Nel frattempo, la visione di M3GAN resta consigliata.

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