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Dimenticare Venezia

Regia di Franco Brusati vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Dimenticare Venezia

di zombi
8 stelle

di certo questo era un film da rivedere. tempo fa lo vidi come film a tema gay e mi aveva deluso e annoiato, visto semplicemente come film e da adulto soddisfa di più i sensi. sensi legati al cinema degli anni settanta, a cui il film appartiene molto, nonostante sia girato praticamente allo scoccare degli ottanta. sensi di un cinema autunnale e di ampio respiro, da co-produzione, che parla del passato e dei fantasmi interiori che riaffiorano quando si ritorna dopo tanti anni. e qui è nicola, che tornato nella villa di campagna di famiglia dopo anni, sveglia qualcosa che era rimasto sopito e all'improvviso si risveglia. in casa ci sono la sorella marta, ex cantante lirica malata di cancro. la nipote anna, donna ruvida mai uscita da quella casa abbandonata da bimba dal padre e lasciata con una madre distrutta dall'abbandono. claudia, unica amica di anna e sua amante, donna fragile e disturbata che tratta anna e se stessa come se fossero ancora bambine e infine caterina, la vecchia balia, ormai vittima della demenza senile. la casa è all'inizio quel nido dolce, che ancor prima di arrivarci, nelle vicinanze, ti fa tornare alla mente ricordi delicati della propria infanzia e pre adolescenza. poi di mano in mano che ti fai possedere da quelle vecchie mura spesse, i ricordi diventano più ossessivi, soprattutto nell'aggravarsi improvviso della malattia di marta e nella sua veloce dipartita. e allora le mura diventano un fardello difficile da sopportare, soprattutto se tra quelle mura uno ci vive da sempre come anna. marta era per tutti un faro nella notte. nessuno, se non claudia che comunque non fa parte della famiglia, è pronto per accettare anche l'idea della sua morte. è tutto troppo confortevole così. il tempo che passa ti culla facendoti scordare i ricordi di un passato non particolarmente piacevole. anche la vecchia balia, che ormai non sa più niente, vive di momenti rituali che dimentica subito dopo. un mausoleo da cui alcuni hanno il bisogno e il dovere di staccarsi e altri invece sentono di dover riavvicinarsi magari per chiuderli certi conti. staccarsi da un grembo troppo materno, un ventre caldo di ricordi, per diventare finalmente adulti. nicola dice con il suo "socio" che è stanco di sentirsi giovane; ha bisogno di staccarsi dal giovane amante per un pò e ritrovare quei ricordi amniotici per un pò, per poter andare oltre e accettare la morte dell'amata sorella. anna invece deve staccarsi da quella casa e aiutare claudia ad entrare nel mondo. più di una volta le dice, urlandoglielo, che non sono più bambine e che lei non è sua. ma lei è sua e claudia è di anna e insieme affronteranno dolorosamente un mondo che non hanno mai visto. nella recensione di filmtv si parla di film mitteleuropeo con influenze bergmaniane, felliniane e viscontiane. ed è così. perchè non è un film che da la fastidiosa sensazione di sbrodolarsi addosso parole. soprattutto due meravigliosi attori come josephson e la melato hanno spesso accalorato e accolto il pubblico con splendidi primi piani in cui sorridevano rassicuranti. un sorriso caldo, un pò enigmatico, di sicuro rassicurante per chi lo vedeva e ben conciliante con i ricordi che avevano appena licenziato o che stavano sopraggiungendo. la difficoltà anche di chiamare con il proprio nome, il rapporto che lega nicola a picchio e anna a claudio, se non nel confronto finale con se stessi. un film che ti stringe a sè con il dolce montaggio che da un dettaglio magari su un tavolo di trattoria, improvvisamente ti fa vivere passato e presente nella stessa inquadratura, in un faccia a faccia per certi versi molto bergmaniano, come quando nicola crede di vedere rossino e invece vede il figlio. i tre visi(con quello di nicola in soggettiva) allineati come una costellazione. di sicuro come dice filmtv un film sottovalutato, che ha bisogno di essere guardato. 

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