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Aftersun

Regia di Charlotte Wells vedi scheda film

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MrCarrey93

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La recensione su Aftersun

di MrCarrey93
8 stelle

Il film è un fulgido frammento che riluce il rapporto tra un padre e una figlia sospeso tra presente e passato, più che un singolo frammento è una collezione di frammenti, che amalgamano ricordi interiori a ricordi sintetici impressi sui nastri RV della videocamera utilizzata da Sophie in quella vacanza estiva alla fine degli anni 90. Il racconto è forse una dissimulazione del reale, i due si trovano in un luogo nel tempo cristallizzato dalla memoria, un luogo dove l'affetto e le relazioni sono liberi di essere perfetti senza sottostare ad alcuna istanza. E in queste cose la memoria sa essere un astuta ingannatrice.

 

In Aftersun tutto è filtrato dalla prospettiva di una bambina e dalla sua versione dei fatti vent'anni più tardi quando una Sophie ormai matura compirà 31 anni ( l'età di suo padre in quei giorni felici, apparentemente) e tornerà a fare il conto con il passato seguendo "il filo di Arianna dei ricordi".
L'undicenne Sophie in quella settimana di vacanza in Turchia cercherà di conoscere suo padre, scruta nel contempo kl mondo circostante, come funzionano le relazioni sociali, cos'è l'amore, Aftersun è certamente anche una storia di formazione, ma, in tutto ciò, stabilire un contatto con quella persona così poco presente nella sua vita dopo la separazione dalla mamma ha ben altra priorità, e dunque Sopihe osserva Calum, lo film con la videocamera, lo intervista, lo stuzzica, lo mette alla prova, lo invita a cantare con lei "losing my religion" dei REM e ci gioca.
Calum è un personaggio raccontato da una narratrice probabilmente poco attendibile, c'è qualcosa infatti che rimane sempre ai margini dall'inquadratura, fuori campo, c'è una nota tensiva che fa da sottofondo alla spensieratezza della vacanza filmata giocosamente, e quando allo spettatore viene concesso il lusso di guardare negli angoli (proprio come Sophie osserva i ragazzi più grandi dai buchi delle serrature), è in quelle poche occasioni, lontano dallo sguardo della figlia, che Calum si comporta in maniera incoerente e ambigua. In quei frangenti irrompono le ombre dell'uomo, Calum si fa silenzioso, si perde nei pensieri quando la piccola dorme, soffoca le urla di un pianto irruento, si mette in piedi sulla ringhiera del balcone, fa nuotate notturne quando nessuno lo vede e dimenticandosi della figlia per un'intera notte. È forse l'incapacità di reggere un ruolo famigliare vissuto come una prigionia, il sentirsi fuori posto nel mondo, è forse un grave problema economico, uno stato psicologico depressivo, una crisi identitaria, un'omosessualità latente... quale sia il motivo non c'è dato saperlo, semplicemente perché è Sophie a non saperlo.

La regia dell'esordiente Charlotte Wells trova nelle ellissi narrative e nelle cesure di montaggio la propria vena stilistica, rifugge i campi lunghi e opta, bensì, per primi piani o comunque per inquadrature strettissime, immagini parziali che sottendono la presenza di uno sguardo e una comprensione solamente parziale, edulcorata dall'innocenza o sbiadita dal tempo. La Wells attraverso il linguaggio cinematografico struttura un discorso struggente sul gap tra la produzione dei ricordi che scegliamo consciamente di immortalare e quelli che si sedimentano dentro di noi in maniera molto meno consapevole, spesso trasfigurati ma che non ci abbandonano mai.

Dopo quella vacanza Calum probabilmente non ha più rivisto sua figlia, forse è scomparso perche ha tagliato i ponti con lei e la madre o forse sì è addirittura suicidato, a prescindere dall'andamento degli eventi reali e dalle nostre congetture è destinato a rimanere per sempre una presenza ingombrante (non fisica) nella vita e nella mente di Sophie, che da adulta protende le braccia verso la silhouette mnemonica del padre in cerca di quel abbraccio virtuale che ristabilisca finalmente un contatto e una migliore comprensione, oltre che conforto.

Il film si chiude con una bellissima sequenza dove luoghi nel tempo si mescolano tra loro nello stesso set, una soluzione che attraverso la potenza del cinema rimarca, ancora una volta e allegoricamente, come la memoria sia una sabotatrice sopraffina.

Un gioiellino.

 

 

«I think it’s nice we share the same sky» 

 

Francesca Corio, Paul Mescal

Aftersun (2022): Francesca Corio, Paul Mescal

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