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1976

Regia di Manuela Martelli vedi scheda film

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La recensione su 1976

di alan smithee
8 stelle

L'opera prima da regista dell'attrice Manuela Martelli, elabora la incalzante vicenda con felice approccio narrativo, incastrando ogni pezzo al punto giusto: denuncia politica, memoria storica, corretta suspense, e un adeguata contestualizzazione del personaggio protagonista.

locandina

1976 (2022): locandina

FESTIVAL DI CANNES 75 - QUINZAINE DES REALISATEURS

Alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes 75 arriva il drammatico e incalzante film-opera prima 1976, dell’attrice cilena di  origini italiane Manuela Martelli. Il film racconta, con ritmo teso e una lodevole verve narrativa, un episodio di resistenza alla spietatezza del regime di Pinochet.

Una delle sorprese più ‘sorprendenti’ della Quinzaine e dell’intero festival numero 75.

Nel 1976 Carmen è una bella e curata signora cinquantenne moglie di un medico e appartenente alla borghesia medio/alta.

La donna, dopo un po’ di reticenza, accetta di soccorrere ed ospitare di nascosto un giovane dissidente del regime, rimasto ferito ad una gamba. La sua casa al mare costituirebbe davvero un luogo sicuro in cui curarlo e salvargli la vita.

Grazie al marito medico si procura con una certa facilità antibiotici ed altri medicinali utili alla cauterizzazione della ferita alla gamba, finendo per familiarizzare con il giovane. In lui cui scopre una inaspettata tenerezza, ben distante dall’ impressione negativa  di ‘bandito’ di cui si era fatta idea inizialmente.

Il ragazzo colto e sensibile,  si rivela un oppositore politico ricercato dal regime del dittatore Pinochet.

Aline Küppenheim

1976 (2022): Aline Küppenheim

Aline Küppenheim

1976 (2022): Aline Küppenheim

Interessandosi alla sua causa ecco che Carmen entra in contatto col mondo clandestino e perseguitato della lotta politica al tiranno: persone perennemente a rischio, in caso di cattura di tortura, di venire arrestati per poi scomparire ( come da circostanze tristemente note occorse a migliaia di oppositori del regime).

La donna improvviserà, con un certo coraggio e una notevole disposizione al rischio, incontri coi compagni del ferito, con le frasi in codice da scambiarsi e un oggetto (una pagnotta, una lampadina) da portare in mano allo scopo di farsi riconoscere, fino ad assumere, tra i dissidenti, e senza generare in famiglia sospetti di queste sue trame nascoste, il nome di battaglia di “Cleopatra”.

Il crescente impegno clandestino e dissidente della protagonista sposta la narrazione sui territori di un vero e proprio thriller di impegno politico e civile alla Costa Gavras, che vedrà compromettere la posizione della donna dinanzi alle ricerche spasmodiche della polizia di regime, intenzionata a catturare il giovane dissidente e tutti coloro che lo stanno coprendo.

Aline Küppenheim

1976 (2022): Aline Küppenheim

Pure esordiente, Manuela Martelli si dimostra in grado di confezionare un’ interessante pellicola. Partendo da un noto e drammatico contesto storico e politico, il film riesce a virare al thriller più incalzante senza forzare la mano su fatti e personaggi che rimangono assolutamente compatibili e credibili con il contesto storico tormentato e complesso sullo sfondo.

La Martelli elabora la vicenda con felice approccio narrativo, incastrando ogni pezzo al punto giusto: la denuncia politica, la memoria storica, la corretta suspense e un’ adeguata contestualizzazione ( dai risvolti intimi a quelli psicologici) della protagonista, ottimamente interpretata dalla brava e credibile Aline Kuppenheim.

La brava attrice risulta capace di rendersi credibile nel passaggio da ricca donna dedita alla ristrutturazione della casa di vacanza, come passatempo per non annoiarsi, a parte integrante ed attiva di una resistenza alla dittatura. Divisa e schierata in una dimensione ufficialmente privilegiata ed elitaria, ma coinvolta a difendere la causa delle vittime oppresse e fatte sparire.

Il film si pregia di una fotografia accurata in cui prevalgono i colori caldi e una ricostruzione d’ambiente meticolosa che non diventa tuttavia un fine, bensì un mezzo per contestualizzare una vicenda curata, sin nei minimi dettagli, sia tecnicamente, sia nella costruzione narrativa.

1976 resta un esordio notevole di un’ autrice da tenere d’occhio.

 

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