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Regia di Mark Mylod vedi scheda film

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Gangs 87

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La recensione su The Menu

di Gangs 87
8 stelle

In una soleggiata giornata, un gruppo di personalità dal portafoglio imponente viene condotto su un’isola per prendere parte ad una delle spettacolari cene dello chef Slowik. Per Slowik infatti quella della cucina è un’arte, simbolica e performante ma non adatta a tutti. E mentre il sole cala e le tenebre iniziano a circondare l’isola, adibita a coltivazioni e produzioni dei necessari ingredienti che servono allo chef per preparare le sue pietanze, quella che all’apparenza sembrava una pellicola dal retrogusto comico, si trasforma in un thriller dai tratti horror.

 

Sarà questo non repentino cambio di essenza, la cui sensazione spiacevole si svolge in crescendo, unito alla spiazzante reazione conseguente alle azioni di cui Slowik è artefice, che non lascia troppo pensare in modo razionale a quello che stiamo vedendo. L’interpretazione della pellicola infatti può volgere in due sensi: lasciandosi trasportare dalle situazioni, seppur spesso assurde, fino ad arrivare ad un finale (piuttosto scontato) oppure mettendo in discussione tutto ciò che ci viene mostrato fermandosi così, per forza di cose, quasi alle prime scene che volgono nel thriller.

 

La scelta di estremizzare certi personaggi, come Tyler giovane ossessionato dal talento di Slowik che pur di essere da lui notato o piuttosto di presenziare alla cena a cui poi riesce ad andare, sarebbe disposto anche ai gesti più estremi, o piuttosto tutta la crew di cuochi e assistenti, completamente sedotti e corrotti dal carisma del folle Slowik, ormai incapaci di distinguere una performance da un atto illecito. Eppure viene in questa circostanza proprio da chiedersi: dove finisce la performance? Fin dove l’arte è considerata tale?

 

In un’epoca in cui i confini sono stati spesso valicati o ricreati, in cui nulla è come sembra, in cui l’apparenza vale più della sostanza, Slowik, interpretato da un conturbante quanto inquietante Ralph Fiennes, si fa portavoce di coloro che “non sono come loro” e distingue l’umanità in due grandi gruppo: i ricchi viziati, corrotti dalla società, avvinghiati al successo e al materialismo e le persone non soggiogate dal denaro che danno importanza alle cose semplici e che non dimenticano mai le proprie umili origini. Solo chi lo capisce può salvarsi, forse.

 

Mark Mylod torna alla regia a undici anni dalla sua precedente pellicola. Il suo quarto film è totalmente diverso da tutti quelli che lo avevano preceduto e spiazza per la crudezza con cui affronta temi centrali del nostro tempo, attraverso l’utilizzo di metafore mai troppo ermetiche. The Menu non è mai ciò che potrebbe sembrare ma è sempre tutto ciò che non potreste mai immaginare.

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