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Marcel the Shell

Regia di Dean Fleischer-Camp vedi scheda film

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La recensione su Marcel the Shell

di Antonio_Montefalcone
7 stelle

Un film d’animazione capace di esprimere profonda dolcezza e commozione, ma anche una grande lezione di umanità impartita dal più piccolo degli esseri…

 

 

scena

Marcel the Shell (2022): scena

 

Delizioso, gradevole interessante film, “Marcel the Shell” mescola animazione in stop-motion e riprese dal vero, e si colloca a metà tra il mockumentary e lo studio di carattere. E’ il lungometraggio d’esordio per i registi/sceneggiatori Dean Fleischer-Camp e Jenny Slate (per un breve periodo coppia anche nella vita), e trae spunto da una serie di fortunati cortometraggi realizzati da questi ultimi tra il 2010 e il 2014 e caricati con strepitoso successo sul Web. Un vero e proprio fenomeno virale americano che ha totalizzato finora oltre 48 milioni di visualizzazioni su YouTube e prodotto la pubblicazione di due libri ad esso inerenti.

 

Dalla trama ufficiale: Marcel (con la voce originale di Jenny Slate) è un’adorabile conchiglia antropomorfa alta due/tre centimetri, con un grande occhio e scarpe da ginnastica. Vive un’esistenza allegra con la nonna Connie (la cui voce è di Isabella Rossellini) e il loro animale domestico, Alan.

Un tempo, facevano parte di un’affollata comunità di molluschi; ora, sono gli unici sopravvissuti a una misteriosa tragedia. Quando Marcel e Connie vengono scoperti da un regista di documentari, diventano i protagonisti di un cortometraggio. Marcel diventa in breve tempo una vera e propria star e si riaccende in lui la speranza di ritrovare la famiglia perduta, grazie alla community ottenuta con il successo sul Web…

L’opera, costruita come un lungo dialogo, una confessione che Marcel fa al regista mediante la sua dolce vocina e i suoi pensieri tipici di un bambino curioso, tratta con nobiltà di intenti temi alti e complessi come l’amore, la necessità di vivere con gli altri, e il successo da una parte; ma anche la perdita, l’abbandono, l’emarginazione, la solitudine, la depressione e  la paura della morte dall’altra.

 

Marcel the Shell with shoes on” trasmette da subito empatia e tenerezza nel cuore dello spettatore, e riesce in questo grazie a svariati motivi. Innanzitutto perché è sempre magico e affascinante all’occhio umano tutto ciò che appare o è in sé microscopico, immerso in un mondo in miniatura e quindi in evidente e strano contrasto col mondo visto dai nostri occhi ma ovviamente ingigantito dall’altra prospettiva; quasi una deformazione della nostra realtà circostante e un’obbligata sua rielaborazione da un inedito, insolito punto di vista che costringe a nuove interpretazioni della abituale contingenza; poi perché suscita iniziale sorpresa e curiosità la buffa e surreale forma estetica del suo piccolissimo protagonista; e infine, ma non per importanza, l’allegorico riferimento tematico che evoca quest’ultimo nella intensa carica di tenerezza, innocenza, intraprendenza  e ingegnosità che trasmette. Marcel si mette e mette lo spettatore davanti allo stupore della vita e alla voglia di non arrendersi mai, malgrado tutto contro in forma di rischi, pericoli e soprattutto di difficoltà insormontabili, quasi impossibili da risolvere… Giganti per un essere umano qualsiasi, e dunque ancora più grandi e amplificati per un essere microscopico. 

A tutto ciò ci aggiungerei anche una particolare eleganza e cura stilistica-tecnica che caratterizza questa pellicola, a sua volta strutturata su toni, location e atmosfere poetiche e immaginifiche, meravigliose e commoventi, che giocano un ruolo fondamentale nel ricordare allo spettatore l’importanza degli affetti più cari e di quanto sia prezioso apprezzare continuamente tutto ciò che di buono si possiede e si è.

 

Dal punto di vista “formale”, l’elaborato processo di produzione della pellicola è durato circa 7 anni. È stato scritto preliminarmente uno schema con sequenze e dialoghi. Questi sono stati improvvisati, registrati e assemblati e il processo è stato ripetuto fino al completamento dell’intera opera.

Attenendosi allo storyboard di ogni scena, sono stati girati poi i filmati live-action e gli sfondi, seguiti dall’animazione in stop-motion (in media, un giorno di riprese ha comportato 5-10 secondi di tempo di esecuzione effettiva), con la fase finale riguardante il compositing sui filmati live-action.

Un lavoro encomiabile ed apprezzabile dunque, che aderisce efficacemente al ritmo cadenzato e al gusto per tutto ciò che è stralunato, eccentrico, “anti-naturale” ma “realistico” (tra l’universo filmico bizzarro-surreale di Spike Jonze e quello creativo di Wes Anderson per intenderci), nonché a una visione della vita che si muove tra disadattamento e purezza (con un occhio alla poetica della diversità di chi fatica ad integrarsi nel mondo, dell’innocenza e della solitudine rintracciabili nella filmografia di Tim Burton).

I dettami del successo Social ottenuto dai due cineasti ha spinto costoro a realizzare un lungometraggio in grado di mantenere un dignitoso equilibrio tra spessore tematico e qualità dell'animazione.

 

Ad alcuni critici, almeno per argomenti e contenuti narrativi, ha anche ricordato alcune opere dello Studio Ghibli di Miyazaki [“Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento” (2010) su tutte] e di Takahata. A me anche la magia e la sensibilità che si possono ritrovare nelle pellicole della Pixar come “Toy Story” o Nemo.

Con Marcel cammina a pari passo un senso di meraviglia: sia quello dello spettatore nei suoi riguardi, sia quello dello stesso Marcel in relazione all’esistenza, soprattutto quando, senza mai perdersi di speranza, cerca di cogliere tutto il bello della vita anche negli inevitabili momenti di debolezza e incertezza. Bisogna cercare la percezione nascosta delle cose ascoltando ogni elemento che abbiamo intorno, perché tutto si lega e si si connette. Come il suono del mare che ascoltiamo nella conchiglia.

C’è un segreto per ritrovare l’armonia perduta, ed è quello di ricordare sempre di aggrapparsi a ciò che ci appare importante, anche l’importanza delle piccole cose, quelle che in qualche modo ci potranno risultare utili. Ci sarà sempre qualcosa per cui valga la pena sorridere.

“E’ solo con il cuore che si può vedere veramente, l’essenziale è invisibile agli occhi”: è la frase più celebre tratta da “Il Piccolo Principe“ di Antoine De Saint-Exupery; un libro che racchiude molte considerazioni sulla vita e al quale sembra rimandare di molto il contenuto centrale di questo film d’animazione.

Per osservare in profondità qualsiasi cosa, bisogna imparare ad ascoltare e interpretare bene soprattutto le proprie sensazioni ed emozioni.

Per rendersi conto delle bellezze intorno a noi bisogna adottare lo sguardo di Marcel, che è in grado di guardare il tutto in modo inedito e da una prospettiva diversa.

Quando tutto sembra perduto, è questa toccante poesia, questo impellente sentimento che potrà ridonarci una pacifica serenità d’animo.

E’ così semplice nella sua essenza, esattamente come la coinvolgente storia narrata dalla pellicola, che, proprio nella sua genuinità e delicatezza, svela inattese profondità emozionali e riflessive.

 

Certo non tutto è perfettamente riuscito dal punto di vista della costruzione filmica: stavolta era più difficile ricreare l’effetto freschezza senza trama dei cortometraggi originali all’interno di un lungometraggio a soggetto. La sceneggiatura, analizzata nel suo complesso, non è scevra da alcuni limiti, da toni a volte troppo dolciastri e da un’impostazione piuttosto esile soprattutto nella seconda parte; eppure, nonostante ciò, restano efficaci le qualità fondamentali del progetto, i tempi comici e narrativi incalzanti, e il supporto prezioso della tecnica che sa come trasmettere ed esaltare il lato genuino della vicenda ma anche la sua  vena malinconica (lo stop-motion riesce ad adattarsi naturalmente all'ambiente reale circostante, uniformando l'insieme e rendendolo molto credibile ed espressivo).

 

A ciò si aggiunge anche un altro punto di forza di quest’opera, il suo essere un finto documentario: aspetto questo che offre l'opportunità di soffermare molto lo sguardo sui momenti di malinconica intimità del suo protagonista, permettendoci di entrare meglio in empatia e comprensione con i suoi stati d’animo.

Dentro la natura del piccolo protagonista e lo stile del film, infatti, ognuno può ritrovare un po’ di se stesso.

 

In definitiva, quest’opera dà voce ai desideri e alle paure che riguardano sia i bambini che gli adulti, e alla speranza di poterli affrontare e superare. La maturità formativa raggiunta da Marcel (anche grazie al toccante legame con la nonna, doppiata da Isabella Rossellini), sarà quella che alla fine lo fa muovere nel mondo con gli occhi verso le cose belle e che contano veramente, come la consapevolezza che solo prendendosi cura del prossimo ci si potrà prendere cura di se stessi e del proprio avvenire.

 

Un bellissimo film insomma, assolutamente da non perdere, che ci invita a guardare la realtà con il cuore sensibile di Marcel, per comprendere che piccolezza e umiltà non significano debolezza e inerzia, anzi, tutt’altro! E’ proprio nella semplicità e nell’innocenza che si nascondono grandezza e saggezza…

 

Meritatamente la pellicola ha raccolto oltre al plauso della Critica, anche importanti riconoscimenti (Miglior Film d’animazione al National Board of Review e ai Saturn Awards, i premi delle associazioni dei critici di New York e di Washington D.C.), e candidature come miglior Film d’animazione (ai Golden Globe, ai Critics’ Choice Movie Awards, ai Bafta e soprattutto ai premi Oscar – al di là di qualche dubbio sui parametri che definiscono tale un’opera d’animazione a tutti gli effetti; secondo l’Academy però lo è perché l’animazione è presente sopra il 75% della durata complessiva della pellicola).

Da ricordare infine che "Marcel the shell” , durante la 50esima edizione degli Annie Awards, i più importanti riconoscimenti assegnati annualmente dall’industria dell’animazione americana, ha conquistato 3 principali premi nelle categorie di miglior film d’animazione indipendente, miglior sceneggiatura e miglior doppiaggio.

 

 

CURIOSITA’: 

 

1.   Da abruzzese non posso non segnalare questa curiosità a chi non la conosce già. “Marcel the Shell” è stato distribuito nelle sale dalla A24, una casa di produzione e distribuzione cinematografica e televisiva indipendente statunitense, fondata a New York nel 2012. E’ diventata famosa negli anni ottenendo i diritti di distribuzione statunitensi di film come “Ex Machina” e “Room”, e quelli internazionali di film come “The Witch”, vincendo anche l’Oscar al miglior Film dell’anno per “Moonlight” di Barry Jenkins. Tra le ultime sue produzioni ci sono opere come ”The Lighthouse” di Robert Eggers, “The Tragedy of Macbeth” di Joel Coen, “Men” di Alex Garland, “Everything, everywhere all at once” e “The Whale” Darren Aronofsky.

La curiosità è nella scelta del nome societario: per il nome ci si è ispirati all'Autostrada A24 Roma-Teramo, su di cui uno dei fondatori stava viaggiando quando decise di istituire la società. Il tratto autostradale A24 infatti collega Roma capitale alla città di Teramo, capoluogo d’Abruzzo.

 

2.   La nonna di Marcel prende il nome da Nana Connie di Jenny Slate, che è apparsa in “Stage Fright”, lo speciale stand-up comedy di Netflix del 2019 dell’attrice e comica. (Fonte: Wikipedia).

 

3.   Il guscio originale di Marcel è stato acquistato in un negozio di hobbistica. Quando il regista Fleischer-Camp ha scoperto di aver bisogno di gusci aggiuntivi durante le riprese, ha appreso che, anche se i gusci erano della stessa specie e acquistati nello stesso negozio, la differenza tra loro era sorprendentemente evidente. Alla fine, ha creato ulteriori gusci utilizzando tecniche di stampa 3D. (Fonte: Wikipedia).

 

 

VOTO:   7 / 7½

 

scena

Marcel the Shell (2022): scena

 

 

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