Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film
La mano del Maestro si vede proprio in film come questi, dove l’ambientazione e la storia giocano in un continuo rimando reciproco nel tessere la trama di qualcosa che, in mani non esperte, poteva trasformarsi in un mattone indigeribile. Qui invece, come già ne “L’albero degli zoccoli” e nel più recente “Torneranno i prati”, Olmi riesce sapientemente a coniugare una bellissima fotografia (nonostante quasi tutto sia girato in notturna, così come nell’ultimo dei suoi film, come a rimarcare un rapporto privilegiato tra il Maestro e le atmosfere crepuscolari) e una valida caratterizzazione dei personaggi. La parte che forse più colpisce è proprio l’attenzione, lenta ma meditata, dedicata agli ultimi giorni di Giovanni dè Medici ed all’inesorabile, quasi rassegnata ma dignitosa agonia, quasi proprio a rimarcare come la guerra, e tutte le guerre come si vedrà nella filmografia più recente, hanno come unica principale conseguenza di stravolgere l’esistenza umana, la singola storia di ogni uomo che vi si confronta e che, suo malgrado, ne esce sconfitto.
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