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Empire of Light

Regia di Sam Mendes vedi scheda film

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La recensione su Empire of Light

di LAMPUR
5 stelle

locandina

Empire of Light (2022): locandina

Alla fine non basta una ingombrante Colman, incompiuta anche lei, altalenante nella sua schizofrenia come anche tutta la pellicola. L’omaggio al cinema ne esce parziale, smozzicato, quasi una scusa a far da collante a singoli siparietti. La malattia, il disagio, la solitudine, il razzismo, l’integrazione e l’intolleranza, l’egoismo umano, tanti tasselli impilati sullo sfondo di un multisala inizi anni 80, dove autentiche meraviglie come Momenti di gloria e Oltre il giardino riecheggiano appena in brevi frames, quando non solamente evocati.

La tenerezza del cinema, della sala del cinema, sottaciuta e quasi maltrattata fino alla fine, nascondendone maldestramente la magia per cucire un finale piacione e telefonatissimo. L’emozione smossa solo quando ho intravisto la foto di Tom Courtenay tra le decine di altre appese nella saletta proiezioni, il che è tutto dire. Troppi personaggi a margine, vestiti a misura da “non protagonisti”, che avrebbero dovuto narrarci un mondo che Mendes amerà pure, ma che disegna a sua personalissima misura.
Tanti hanno considerato un pregio i buchi di sceneggiatura, il lasciare a metà, il dire e non dire, i personaggi che appaiono e scompaiono, tutto ad evidenziare una evidente e sproporzionata storia d’amore che usa il cinema solo come alcova.
Lo abbiamo fatto un po’ tutti in realtà, ma ora, sinceramente, non può bastarmi.

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