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Gli spiriti dell'isola - The Banshees of Inisherin

Regia di Martin McDonagh vedi scheda film

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La recensione su Gli spiriti dell'isola - The Banshees of Inisherin

di YellowBastard
7 stelle

Il pluripremiato regista, commediografo e sceneggiatore britannico-irlandese Martin McDonagh ritorna con un nuova pellicola che fa seguito al grande successo di Tre Manifesti a Ebbing, Missouri e che segna anche il ritorno alla collaborazione con gli attori Colin Farrell e Brendan Gleeson dopo In Bruges – La coscienza dell’assassino, primo film di McDonagh del 2008, con Gli Spiriti dell’Isola (in originale The Banshees of Inisherin), presentato alla 79ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia e premiato per il Miglior Attore e la migliore sceneggiatura, vincitore di tre Golden Globes e candidato agli Oscar 2023 in ben nove categorie.

 

Gli Spiriti dell'Isola: prima clip per il film con Colin Farrell e Brendan  Gleeson

 

La storia nasceva già 20 anni fa come terzo (e ultimo) episodio di una serie di spettacoli teatrali ad opera dello stesso McDonagh chiamata La Trilogia delle isole Aran, e che comprendeva anche The Cripple of Inishmaan e The Lieutenant of Inishmore, ispirata delle opere teatrali di Samuel Beckett e che riprendevano l’immaginario e i topoi narrativi del folklore irlandese, una delle maggiori ossessioni del regista.

La stessa pellicola mostra quindi le influenze della sua origine teatrale mostrandosi come una tragedia drammatica e grottesca ma con venature da commedia e che è soprattutto una metafora dai numerosi significati simbolici (a incominciare dall’immaginaria isola di Inisherin che è teatro della vicenda e che significa semplicemente “isola irlandese”).

 

Non solo dramma esistenziale segnato dal non-sense delle azioni umane ma anche manifesto (esistenziale?) degli archetipi umani, un dolorosissimo epilogo sulla finalità dell’esistenza e soprattutto sull’idea di amicizia (intesa come legame tra gli uomini e quindi sulla società creata dall’uomo sulla base di tale premessa), sulla noia (e di come questa, più ancora di altro, possa disgregarne i legami che ne cementa l’unione) e sulla genesi dei conflitti (ovvero eventi irragionevoli e/o stupidi che ne minano irreparabilmente le fondamenta) e di come un singolo problema, anche personale, possa propagarsi e generare conflitto nella stessa comunità da cui ha avuto origine.

In fondo anche la precedente pellicola di McDonagh (Tre manifesti a Ebbing, Missori) parlava proprio di questo.

 

Siamo nel 1923, esattamente un secolo fa, e alla piccola guerra tra amici si contrappone quella, vicinissima sulla costa appena al di là di un breve tratto di mare, della prima Guerra Civile irlandese, una vicenda che gode, tristemente, di una straordinaria attualità con il recente scenario bellico tra Russia e Ucraina (e, dati i trascorsi tra i due popoli, anche questa si può considerare come guerra “civile”) e che, in parallelo, scandiscono l’andamento della pellicola e l’esagerato litigio “domestico” protagonista della stessa.   

 

Gli Spiriti dell'Isola (2023)

 

I protagonisti e gli altri bislacchi personaggi del film sono caratteri impenetrabili ma vulnerabili, marmorei nella loro resilienza ma quasi scollegati dalla “realtà” dei fatti, elaborati a modo loro e sempre in tono eccessivo, andando ad abbracciare quella tradizione gaelica di un mondo pastorale e di animali che il film rende quasi sovrapponili (spiriti guida?) agli stessi protagonisti Padraic & Colm.

In fondo il cane, simbolo di fierezza e intelligenza, e l’asino, goffo e associato spesso alla stupidità, incarnano perfettamente alcuni dei tratti che definiscono i due rispettivi proprietari verso i quali entrambi nutrono un’innata (sacrale?) empatia ed è proprio l’involontaria morte di uno dei due animali a rompere definitivamente ogni argine a conclusione di una continua (e folle) estremizzazione fortemente teatrale e di una messa in scena suggestiva ma anche irrazionale nel raccontare una storia fratricida e autolesionista, con Colm che arriva a privarsi, mutilandosi, della possibilità di dedicarsi al violino, motivo principale (?!) della rottura dei rapporti con l’ex amico che lo distraeva dal suonare, pur di tenere (ferocemente) “il punto”.

In fondo le conseguenze delle nostre azioni sono (spesso) tutt’altro che imprevedibili ma preferiamo far finta di non vederle in un gioco al massacro in cui tutti perdono e una faida che finisce per coinvolgere, tragicamente, anche il resto degli abitanti dell’isola.

 

Non mancano poi i riferimenti alla magia e al folklore legati alla terra d’origine del regista, con le banshee del titolo originale, spiriti femminili che si aggirano per le terre irlandesi (e scozzesi) presagendo con i loro lamenti la morte della gente, e che il film materializza nell’anziana (e inquietante) signora considerata quasi (!?) una strega da buona parte della comunità dell’isola.

Una portatrice di sventura evitata dai locali con qualsiasi sotterfugio e i cui avvertimenti, di origine soprannaturale o meno che siano, cercano tutti educatamente (ma costantemente) di ignorare.

 

McDonagh inoltre cerca di rifarsi registicamente a modelli quali John Ford e Sergio Leone, utilizzando inquadrature dal basso e/o attraverso porte e finestre, ricorrendo spesso alla grammatica visiva del western per poi sfruttare la luce, spesso di origine naturale, nel creare “ombre” non solo allegoriche ma anche emotive mentre il direttore della fotografia Ben Davis, al fianco del regista da Sette psicopatici e dietro a molti cinecomic dei Marvel Studios, le sfruttava per catturare la bellezza di un luogo sospeso nel tempo.

 

The Banshees of Inisherin - zwiastun. Nowy film twórcy "Trzech billboardów  za Ebbing, Missouri" - TECHSETTER

 

Oltre ai protagonisti Colin Farrell & Brendan Gleeson, entrambi bravissimi, fanno parte del cast anche Kerry Condon, Barry Keoghan, Aaron Monaghan, Sheila Flitton, Pat Shortt, Gary Lydon e Jon Kenny.

 

Film divertente e velatamente tragico, Gli Spiriti dell’isola è anche un film meno sensazionalistico del precedente ma è (decisamente) un’opera più personale e (probabilmente) più politica (e shakespeariana), un cinema “di scrittura” in cui McDonagh (sicuramente) eccelle e un "Cime tempestose" al maschile, grottesco e maledetto oltre che velato da venature grandguignolesche e (anche) omoerotiche.

 

VOTO: 7,5

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