Espandi menu
cerca
Treni strettamente sorvegliati

Regia di Jirí Menzel vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Utente rimosso (SillyWalter)

Utente rimosso (SillyWalter)

Iscritto dal 30 novembre -0001 Vai al suo profilo
  • Seguaci 1
  • Post 1
  • Recensioni 115
  • Playlist 29
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Treni strettamente sorvegliati

di Utente rimosso (SillyWalter)
9 stelle

 

      "Mi chiamo Miloš Hrma. Mi hanno spesso preso in giro per il mio nome (¹), ciononostante la mia famiglia è stata piuttosto celebre. Il mio bisnonno Lukaš era tamburino e combattè sul ponte Charles, a Praga, e quando gli studenti tirarono pietre ai soldati colpirono il bisnonno con tale precisione che lui ci guadagnò una pensione vita natural durante. Da allora non ha più dovuto lavorare. [...] Mio nonno Guglielmo invece faceva l'ipnotizzatore e tutto il paese credeva che l'iptnotismo fosse stato suggerito da un desiderio di attraversare la vita senza sforzo. [...] Mio padre faceva il macchinista. Dall'età di 48 anni è in pensione e in paese tutti scoppiano di rabbia perchè è ancora in perfetta salute. Continuerà a riscuotere la pensione ancora per venti o trent'anni e non avrà nessun bisogno di lavorare. [...] Invece di stare a casa il bisnonno Lukaš andava a sfottere chi lavorava duramente. Così veniva sempre malmenato da qualche parte. E nel 1930 si vantò davanti a degli scalpellini la cui cava era appena stata chiusa e loro lo picchiarono così forte che morì. E quando i tedeschi passarono il confine e procedettero verso Praga, nonno Guglielmo decise di affrontare i carri armati da solo e di fermarli con la forza del pensiero. In realtà all'inizio si fermarono, però poi ripartirono e il nonno non volle spostarsi così i carri armati lo investirono staccandogli la testa e l'armata del Reich non incontrò più nessun ostacolo. Io ho superato l'esame per diventare vicecapo del movimento alla stazione e tutto il paese sa che ho scelto questo mestiere per la semplice ragione che non ho voglia di faticare proprio come i miei antenati..."

      (¹) Hrma in Ceco antico significa "monte di Venere"

 

 

      Miloš è un ragazzo mingherlino con gli occhi grandi, la testa a pera e lo sguardo perennemente interrogativo. Mentre ci presenta la "celebre" famiglia la madre lo aiuta a indossare l'uniforme da ferroviere ("Ti rendi conto di quanto sei fortunato Miloš? Hai un'uniforme.") e gli dà gli ultimi consigli per il primo giorno di lavoro ("Devi fare attenzione soprattutto a che i treni non si scontrino."). È una piccola stazione di un villaggio della Boemia quella dove Miloš prende servizio. Siamo nel 1945, la Cecoslovacchia é occupata dai tedeschi e ogni tanto in stazione si fa vivo l'ispettore generale (burocrate mite e bonario) per avvertirli dei convogli tedeschi in arrivo e illustrare le imprese del Terzo Reich: "La situazione dei nostri eserciti da qualunque punto la si guardi è pienamente soddisfacente. (Indica su una mappa) Qui abbiamo compiuto una piccola ritirata...qui è stato necessario un ripiegamento strategico davanti agli americani...qui ci siamo dovuti disimpegnare e poi una magistrale ritirata sul fronte italiano...così il nemico cadrà nella nostra trappola."

 

       Il diretto superiore di Miloš è Hubicka, simpatico e dall'aria sveglia ma destinato a non far carriera perchè, come spiega a Miloš il panciuto capostazione con baffi alla Hitler, "gli piacciono troppo le donne". Ogni tanto Hubicka si apparta con qualcuna durante il turno di notte. Una volta si tratta di una fantomatica "cugina", un'altra della giovane telegrafista che, dopo averlo stuzzicato, gli concede volentieri di provare i timbri della stazione sul tratto che dall'incavo del ginocchio conduce al gluteo (scena cult, erotica eppure candida e surreale. Qui potete apprezzarla). La madre della ragazza si accorgerà poi della figlia timbrata e si precipiterà con lei alla polizia: "Guardate come è tornata a casa dal lavoro (alzandole la gonna), guardate! Guardi anche lei, maresciallo...". La polizia incerta sul da farsi penserà bene di mandarla a mostrare le mutande della figlia anche al giudice. Durante un processo.

 

 

      Dal canto suo Miloš è invece impegnato in un nascente flirt con l'intraprendente Maša (Vera nella versione italiana), sua coetanea che fa il controllore sui treni. I tentativi di bacio tra i due vengono frustrati alcune volte, finchè Maša non invita Miloš ad accompagnarla dallo zio fotografo (e palpeggiatore indefesso) e a restare da lui per la notte. Là riescono finalmente a baciarsi ma una volta a letto insieme Miloš si ritrae con la scusa che lo zio di Maša potrebbe sentirli. Maša indispettita se ne va a dormire da sola. Il giorno dopo Miloš tenta il suicidio, si salva per un colpo di fortuna e in ospedale confessa al dottore di non essere "un vero uomo". Il medico gli dice che è solo eiaculazione precoce, perfettamente normale per un ragazzo sensibile, e gli consiglia alcuni metodi per migliorare le sue prestazioni. Quando esce dall'ospedale Miloš comincia a chiedere in giro: "Il dottore mi ha detto di fare esperienza con una donna più grande. Lei non è che conosce?" L'unico in paese a dargli speranza è il prete, che soavemente ipotizza che forse una parrocchiana, per fare un'opera buona...

      Il prosieguo vedrà Miloš alle prese con la necessità di soddisfare la prescrizione medica e di acquistare sicurezza, mentre lo scontro bellico tra nazisti e partigiani raggiunge anche la sua piccola stazione.

      

      TRENI STRETTAMENTE SORVEGLIATI (o meglio, OSTRE SLEDOVANÉ VLAKY) é tratto da una novella del grande scrittore comico/grottesco/surreale Bohumil Hrabal. Hrabal collaborò anche all'adattamento cinematografico insieme al regista Jirí Menzel. I due in seguito si ritroveranno spesso per altri progetti basati sulle opere dello scrittore, tra questi ALLODOLE SUL FILO ("significativo" Orso d'oro a Berlino 1990: il film era stato iniziato nel '68 ma poi proibito dal regime fino alla cadura del muro.) e IL MIO PICCOLO VILLAGGIO (nomination all'Oscar 1986).

 

 

      Se la fonte letteraria non può non fare la parte del leone a Menzel va sicuramente riconosciuto il merito di aver dato un volto compiuto ai personaggi e un tono del tutto originale all'intera opera senza adagiarsi sugli irresistibili momenti comici. Il ritratto di Miloš è indicativo dell'apporto dato dalla regia. Con le sue insicurezze e la sua ingenuità è Miloš il protagonista dei momenti che fondano l'identità del film: momenti in cui il surreale si coniuga al poetico con leggerezza e ritmo sicuro. Come nella scena del bacio con Maša rovinato dalla partenza del treno "fischiata" apposta da Hubicka. L'avvicinamento dei due volti ha qualcosa del sogno, musica romantica ma giocosa, i due che si capiscono e si muovono lentamente all'unisono e il tutto che rimane sospeso con lui ad occhi chiusi e labbra protese mentre il treno di Maša la porta via. Ne esce uno scherzo "gentile", che ha il carattere incantato e stralunato di Miloš e che per questo ci lascia l'impressione che sia non tanto ai suoi danni quanto "una sua emanazione". (Questo, come altri momenti, può ricordare la comicità poetica di un Chaplin o un Tati...effetto favorito anche da una colonna sonora che sembra presa di peso dai tempi del muto)

 

      Il rapporto di Miloš col sesso fornisce diverse occasioni per precisare questo tono poetico/surreale. L'essere "costretto" a sperimentarlo, parlarne e trattarlo con serietà medica gli dà modo di colorare le vicende del suo carattere semplice e gentile, portando tutto sulla sua nuvola e disinnescando qualsiasi interpretazione torbida e peccaminosa. Attorno a lui l'erotismo può prendere tratti meno ingenui ma sicuramente conserva sempre un aspetto gioioso, giocoso e mai greve (è un erotismo vero ma suggerito da sorrisi, sguardi persistenti o gambe accavallate che dondolano), tranne forse che nei personaggi meno positivi come il capostazione, che sbraita sulla scarsa moralità ("devono riconsacrare la chiesa perchè qualcuno ha pomiciato dietro l'altare! Che tempi!) ma segretamente vorrebbe essere nei panni di Hubicka.

      In questa maniera di ritrarre il sesso come in altri aspetti si evidenzia quella che è certamente una dote speciale della coppia Hrabal/Menzel, saper infondere umanità e vita in profili che sarebbero potuti diventare facilmente fantocci sballottati tra gli intenti comici e quelli erotici (due elementi/generi in cui è raro che il disegno dei caratteri sopravanzi gli effetti da ottenere). L'affetto per i personaggi e la loro cura sono palpabili, di ognuno vengono messe in luce la mimica, le facce e ritmi espressivi caratteristici (molti i primi piani). E a ben guardare anche per le figure negative prevale lo sfottò non astioso, risultando i nazisti locali soprattutto cialtroni che scimmiottano figure di potere, buffi compaesani più che fanatici nemici.

 

 

      La parabola di Miloš batte evidentemente le più note strade del racconto di formazione maschile. Non solo per ciò che concerne amore e sesso ma anche per come Miloš verrà coinvolto in prima persona nella guerra e di conseguenza spronato ad assumersi delle responsabilità. Ambedue i temi, però, a un occhio attento e storicizzato aprono significati molto più vivi e vasti. Il film fu concluso solo due anni prima della cosiddetta primavera di Praga e dell'immediata repressione sovietica e può essere visto come una testimonianza del fermento culturale/sociale che aveva portato a quell'illusorio tentativo di riforme. Menzel faceva parte della "nova vlna" (nuova ondata), un movimento cinematografico attivo tra il 1962 e il '68/'69 sviluppatosi attorno alla Facoltà di cinema dell'Accademia delle Muse (FAMU) di Praga il cui esponente più noto oggi è certamente Miloš Forman, ma che ospitò tra gli altri (era un gruppo molto nutrito) anche Ivan Passer, Vera Chýtilová, Evald Schorm, Ján Kadár e Elmar Klos (questi ultimi due vinsero l'Oscar straniero nel 1966 per IL NEGOZIO AL CORSO). Uno degli intenti dichiarati del movimento era diffondere la consapevolezza del carattete ottuso e oppressivo del regime comunista e per farlo venivano affrontati temi che in passato non sarebbero scampati alla censura: temi sociali, sessuali, disagio giovanile, disillusione, lavoro nelle fabbriche. Gli stili registici invece si ispiravano al meglio delle cinematografie europee (neorealismo, nouvelle vague, nuovo cinema polacco etc.) ma attingevano anche alla letteratura e allo"spirito" (in tutti i sensi) autoctono. Il fatto che la nova vlna sia riuscita a far passare una cinquantina di opere attraverso le maglie della censura è forse sintomo di un più generale cambiamento di mentalità ad ogni livello che aveva portato molti ad accettare positivamente le influenze culturali provenienti dall'occidente (ne beneficiò ad esempio anche la musica con la riapertura dei locali jazz e l'introduzione del rock).

 

 

      Menzel in questo caso mette in scena quella che sembra una commedia erotica ma gli obiettivi celati traspaiono. Le ridicole e demistificate figure autoritarie naziste possono sicuramente rispecchiare i governanti del tempo. La presenza di una lotta partigiana sotterranea dove sembrerebbe esserci solo superficialità godereccia è un incoraggiamento a intendere la liberazione a 360 gradi: la rivoluzione dei costumi che in quegli anni si diffondeva per il mondo anche tra i giovani cecoslovacchi prende la forma dell'impegno politico e al tempo stesso di una sessualità libera da colpa e vergogna (tutte le ragazze del film sono intraprendenti, felicemente sensuali, prive di falsi pudori). Il tema erotico quindi non è rivoluzionario solo nel provocare e scardinare i divieti censori, ma perchè è parte di una crescita e una FORMAZIONE moderna, formazione dello stato quanto del singolo. L'apertura ai piaceri, agli stimoli e al cambiamento riflettono un più ampio movimento di liberazione delle energie e delle possibilità, un atto di apertura verso l'esterno invece che di chisura, repressione e proibizione.

 

      L'unica pecca di TRENI STRETTAMENTE SORVEGLIATI è che ce n'è poco. Si sente il formato di novella che lo ha generato e il finale sembra arrivare bruscamente a toglierti il divertimento da sotto i denti. Uno sviluppo ulteriore del lato partigiano della trama avrebbe certo dato maggior equilibrio all'opera. Ciò non toglie che finché ce n'è è una pacchia.

 

      TRENI STRETTAMENTE SORVEGLIATI ha vinto l'Oscar 1968 come miglior film straniero.

       Poco più su potete notare uno dei brillanti titoli che sono stati appioppati al film in Italia (l'altro era QUANDO L'AMORE VA A SCUOLA).

 

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati