Regia di Giulia Giapponesi vedi scheda film
Quale miglior giorno di oggi, 25 aprile, per guardare questo bel documentario sulla lunga strada misteriosa di una canzone straordinaria come "Bella Ciao"? Cercando di scorporare una facile commozione, un'evidente empatia, con tutto quello che "Bella Ciao" porta con sè, il racconto di Giulia Giapponesi, si snoda fra una ricerca delle radici della canzone, che qualcuno fa risalire addirittura alla metà del '500 in una canzone normanna, e una disamina su come "Bella Ciao", oggi, sia un brano che si canta in tutto il mondo, specialmente nei luoghi dove la libertà non c'è o è a rischio. Ecco quindi passare sullo schermo i racconti dalla Turchia, con la clamorosa diffusione dai minareti, che portò a un grande scandalo, all'Iraq di Mosul, ai curdi di Kobane, ma il doc ci mostra come il viaggio e l'opera salvifica di "Bella Ciao" sia penetrata, anche grazie ai media e ai social, in ogni continente. Qui e là, ci sono i racconti degl ultimi partigiani, ormai centenari, dove c'è chi dice che non fu mai cantata sulle montagne e chi invece se la ricorda, nella città di Alba, liberata dai partigiani e tenuta per 23 giorni, nel 1944. Il doc della Giapponesi cerca in tutti i modi di evitare la retorica e prova davvero a farsi Storia, raccontando l'incredibile viaggio e l'incredibile forza di una semplice canzone di resistenza, spesso riuscendoci ma cedendo, inevitabilmente, quando la stessa viene suonata, fra piazze, monumenti e vecchie immagini partigiane. Tecnicamente è un lavoro piuttosto semplice, fa quello che deve fare senza grandi svolazzi e va bene così. Resta forte, sempre, la commozione per quello che io ritengo essere il vero inno italiano. Documentario nteressante e coraggioso.
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