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Storie

Regia di Michael Haneke vedi scheda film

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La recensione su Storie

di logos
9 stelle

Forse Haneke già nell'anno 2000 aveva già previsto molte cose; e in effetti quest'opera è un manifesto crudo e realistico del nostro mondo, in cui le storie si intrecciano ma non si comunicano l'esistenza, che invece resta invischiata nel suo dramma personale, barricata da un muro di indifferenza cultura e sociale che quello di Berlino, al confronto, fa persino sorridere.

 

Perchè si tratta di un muro che dal 2000 a oggi, in un giro di 15 anni, non ha cessato di innalzarsi e che Haneke in questa pellicola aveva già previsto: muro di incomunicabilità tra le generazioni, tra i padri e i figli, tra le coppie, tra la cultura dominante e quelle marginali, concorrenza spietata del mercato che si traduce in una lotta per la sopravvivenza psicologica di una coppia,  costituita da una attrice e da un fotografo del mondo, i quali sono pienamente incapaci di vivere nel mondo perchè il mondo a cui aspirano esiste solo nelle loro teste, ed addirittura non vuole essere condiviso.

Per non parlare della xenofobia, anche là dove pare essere una reazione del tutto umana di fronte alle provocazioni di un ragazzino bullo in un tram ma anche là dove è comunque e sempre gratuita. Haneke in questo modo denuncia la xenofobia a tutto campo, anche quando diventa meccanismo naturale di difesa, perchè in fondo siamo noi stessi l'estraneo di turno, sia che dobbiamo fare la carità, sia che dobbiamo essere scritturati in un provino, sia che continuamo a lavorare la terra con un figlio che non vuole più inseguire i sogni del padre, sia che dobbiamo girare a vuoto gli stessi luoghi senza mai incontarci per mantenere salda una civiltà lastricata di una morte che deve essere tenuta segreta ad ogni costo.  Tutto questo Haneke lo dice con un sguardo distaccato, con un occhio filosofico sconcertante, perchè il suo distacco è al tempo stesso una sincera vicinanza all'umanità borghese sofferente, che ha perso del tutto la sua battaglia a favore della vita e non si accorge che l'unica alternativa possibile è di farla finita con la volenza della rispettabilità.

 

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