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Storie

Regia di Michael Haneke vedi scheda film

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La recensione su Storie

di FilmTv Rivista
8 stelle

Le “Storie” del titolo sono quelle raccontate attraverso una serie di quadri, quasi tutti piani sequenza. E sono le vicende drammatiche di vari personaggi, collegate seguendo quella “cronologia del caso” tanto cara al (grande) regista austriaco, ancora misconosciuto in Italia nonostante titoli fondamentali come “Il settimo continente” e “Benny’s Video”. I quadri della storia sono come piccoli film incastonati tra loro, uniti dal filo tragico della deriva, dell’incomunicabilità, della rovina esistenziale, dell’alienazione urbana; spesso scanditi da fuori-campo dove esplode la violenza, invisibile ma presente. Juliette fa l’attrice, sente gridare una bambina nell’appartamento vicino al suo, non raccoglie l’invocazione d’aiuto e tempo dopo scopre che la piccola è morta, forse massacrata di botte dal padre. La vita continua. Jean è il fratello del compagno di Juliette; un giovane inquieto che vive solo con il padre silente. Un giorno scappa e scompare nel nulla. La vita continua. Jean aveva gettato con stizza della carta addosso a una donna rumena che chiedeva l’elemosina. Per una serie di circostanze, la mendicante è costretta a tornare in patria dalla polizia, che la tratta come tutti i “sans papiers”. Di nuovo in mezzo alla miseria. La vita continua. Il problema morale che Haneke pone è proprio questo: come continua la vita in occidente (leggi: Europa) se l’indifferenza crea un muro ben peggiore di quello di Berlino? “Storie - Code inconnu” (il titolo originale rimanda alla mancanza di un linguaggio “sociale”) è un film durissimo, spietato, che mette lo spettatore di fronte ad uno specchio nel quale è difficile riconoscersi. Ma Haneke dimostra che quell’immagine riflessa non inganna: è la nostra.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 18 del 2001

Autore: Mauro Gervasini

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