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TÁR

Regia di Todd Field vedi scheda film

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La recensione su TÁR

di mm40
4 stelle

Lydia Tar è una famosa direttrice d'orchestra; la sua vita si divide tra podio, insegnamento e composizione, affiancata a casa dalla fidanzata Sharon (e dalla di lei figlioletta Petra) e sul lavoro dalla preziosa assistente Francesca. Tar esercita senza scrupoli il potere, in primis sui suoi musicisti e allievi; quando una di essi, tale Krysta Taylor, si suicida, Tar viene chiamata a testimoniare e spuntano fuori alcune sue mail che potrebbero inchiodarla a gravi responsabilità.


“Una noia infinita” potrebbe essere un valido riassunto – e una maniera per cavarsela sbrigativamente – di questo film; ma ovviamente non può bastare, non può essere tutto qui. Tar è infatti una storia di potere e di sopraffazione, umana troppo umana, interamente virata al femminile: donna è la vittima, donna la carnefice, donne sono tutti i personaggi centrali della trama, dall'assistente alla compagna della protagonista, alla figlia piccola della coppia. La questione sessuale è però trattata con grande cautela e senza calcare mai la mano, con una morale ambiguamente sottotraccia che pare voler dire: la parità dei sessi si raggiunge solamente nei lati negativi dell'essere umano; e significativa nonché apprezzabilissima è per lo meno la sequenza in cui la protagonista fa sostanzialmente scappare un suo allievo omosessuale convinto di essere superiore a Bach (e alla sua opera) in quanto risaputo misogino. Ma, soprattutto, la noia: non basta una brava Cate Blanchett, in un ruolo pure profondamente antipatico, a reggere quasi sempre da sola due ore e quaranta di pellicola durante le quali spesso e volentieri si susseguono scene di svariati minuti di prove d'orchestra o dialoghi tra musicisti brulicanti di dettagli tecnici francamente inaccessibili ai più. La sceneggiatura è dello stesso regista Todd Field, che torna dietro la macchina da presa per questo lavoro dopo ben sedici anni: tanti ne erano passati dal precedente Little Children (2006). 4,5/10.

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