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La comunidad

Regia di Alex de la Iglesia vedi scheda film

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La recensione su La comunidad

di degoffro
8 stelle

Anziché "Intrigo all'ultimo piano", il sottotitolo italiano di questa bella e cattiva commedia nera di Alex de la Iglesia avrebbe potuto essere "Gli avvoltoi hanno fame" prendendo a prestito il titolo italiano di un western di Don Siegel. Non a caso nel film, durante la prima notte che l'agente immobiliare Julia trascorre nel lussuoso appartamento di un misterioso e fatiscente condominio, alla televisione danno un documentario sull'avvoltoio, definito "becchino della natura: appena individua un animale morto, altri 20 avvoltoi scendono a dividere la preda, ne divorano le carogne e continuano fino a che non c'è più niente da mangiare". E in effetti gli inquilini dell'inquietante e claustrofobico palazzo nel quale Julia ha deciso di installarsi, oltre ad essere piuttosto strani, ambigui, decisamente fuori di testa, si riveleranno autentici e spietati avvoltoi affamati. Tutto ha inizio con la vendita di un appartamento in un condominio nel centro di Madrid, il cui inquilino è improvvisamente scomparso. Tra una visita e l'altra, Julia, incaricata della vendita e rimasta sola nell'appartamento, scopre all'improvviso che l'anziano signore abitante al piano di sopra è morto. La casa é disordinata e piena di sporcizia ma, curiosando qua e là, Julia smuove una mattonella e vede una grossa somma di denaro: la vincita di sei miliardi di un concorso del totocalcio. Pensando di essere l'unica a conoscere l'esistenza di quei soldi, Julia, che ha sempre sperato nel colpo di fortuna che le cambiasse la vita, ripone il tutto e programma di tornare in un altro momento ("Non devo perdere il controllo: sono schifosamente ricca" sono le sue parole). Il suo compagno, un poveraccio abituato ad essere cacciato costantemente dal posto di lavoro, non condivide la scelta di Julia di vivere abusivamente in quell'appartamento così lussuoso ("Sai perché non voglio restare in questo appartamento? Perché è esattamente quello che non avremo mai") e la abbandona al suo destino, ignorando l'improvvisa ricchezza della donna che, difatti, gli fa presente quanto sia grossa la follia che sta facendo. Julia però non sospetta minimamente che gli inquilini dell'edificio fanno da anni la guardia al vecchio defunto per spartirsi la vincita. Il vecchietto, infatti, dopo aver riscosso la vincita, accortosi della diabolica condotta del vicinato, si era fortificato in casa, obbligandosi ad una simbolica esistenza reclusa fino a trovare una morte solitaria, svelata soltanto dalla sua putrefazione. La presenza di Julia serve allora solo a scatenare prima del tempo una lotta senza esclusione di colpi tra gli appartenenti ai vari piani del palazzo. Tutti solidali nella congiura e tutti contro tutti al tempo stesso. Si snodano dunque situazioni gustose, con una pennellata originale per ciascuno dei coprotagonisti: l'amatore cubano e la zitellona, il feroce amministratore e lo scemo del palazzo (ma che tanto scemo non è, vedi il finale) che si traveste da Darth Vader e, ansimando come l'antieroe di "Guerre stellari" e farfugliando la "forza è con me", si masturba spiando l'avvenente quanto irriducibile agente immobiliare. Il piccolo gruppo si mostra così molto agguerrito, pronto a tutto, dalla seduzione all’omicidio, purché Julia non si allontani dal palazzo con il suo valigione pieno di pesetas (in una sequenza davvero esilarante ed irresistibile). Si stringono alleanze, smentite poco dopo, si susseguono doppi giochi, scambi di persona, false dichiarazioni: non è esclusa anche l'eliminazione fisica dell'avversario. Inseguimento finale sui tetti con Julia, divenuta avvoltoio come il resto della comunidad, che vede a sua volta dileguarsi i soldi a lungo desiderati. O forse no. "Non si sceglie di essere, si nasce così, ce l'hai nel sangue" dice nel finale del film un personaggio a Julia, che stringe a sé la valigia "come se ci fosse dentro la sua anima". Teorema crudele e a tratti davvero spietato sull'avidità e cupidigia umana ("La droga più forte è il denaro" recita una pubblicità che si vede durante il film), sulla ricerca ossessiva e quasi maniacale di un benessere economico che porta a superare qualsiasi limite morale, rivelando gli istinti più animaleschi, violenti e primitivi: "Dovevo ascoltare tuo padre e affogarti nella vasca appena nato", dice la madre al figlio, travestito da Darth Vader, dopo che il ragazzo, unica anima candida del condominio, ha cercato di aiutare Julia a fuggire da quella massa di assatanati, sopra i tetti. "Il condominio del film non è solo un semplice condominio - spiega il regista - in un certo senso rappresenta tutto quello che è attorno a ognuno di noi. Gli inquilini siamo tutti noi. Siamo tutti esseri malvagi e meschini, solo che alcuni lo ammettono e altri no. La differenza fra Julia e gli altri è che lei non si ammanta di falsi moralismi e va dritta allo scopo". Carmen Maura, che non ha perduto un grammo della verve e dell'energia che la caratterizzavano ai tempi in cui recitava per Pedro Almodóvar, è ancora una volta sull'orlo di una crisi di nervi, scatenata e incontenibile nei panni di "una donna muy mala", ruolo inizialmente scritto al maschile e da sola trascina il film in un crescendo di humor nero, thriller, commedia e horror, a volte ripetitivo, caotico, caricato, urlato, esagerato e sopra le righe, come nello stile esagitato e cartoonesco di De la Iglesia, ma spesso acuto, pungente (e anche gli agenti immobiliari non ne escono particolarmente bene: "Non venderei mai la casa tramite agenti immobiliari, perché sono tutti dei ladri: prendono un sacco di soldi senza fare niente!" dice un inquilino a Julia, che certo, tra l'altro, non svolge il suo lavoro con particolare entusiasmo, diligenza e professionalità), aspro, grottesco, cinico, surreale, satirico, beffardo e, purtroppo, assai verosimile, inserito in un'atmosfera macabra, malata, claustrofobica e messo in scena con divertita cattiveria, sottolineandone gli aspetti deformati e paradossali. Decisamente al vetriolo. In Spagna la pellicola ha ottenuto uno straordinario successo di pubblico e di critica, raccogliendo ben 15 candidature ai Goya e vincendone tre, per Carmen Maura come miglior attrice protagonista, trionfo bissato per l'attrice anche al Festival di San Sebastian, per gli effetti speciali e per Emilio Gutierrez Cuba come miglior attore non protagonista. Ricco di citazioni hitchcockiane (a partire dai titoli di testa sullo stile di Saul Bass fino all'epilogo sui tetti alla "Intrigo Internazionale"), con sprazzi sfottenti ed irriverenti alla Almodovar, di cui De la Iglesia è stato un pupillo, ma anche profondamente polanskiano nello spirito (specie per le atmosfere alla "Inquilino del terzo piano", ma questi vicini sottili, insinuanti e tremendamente diabolici richiamano alla memoria anche "Rosemary's baby"), anche se poi il regista, ex disegnatore di fumetti e campione di autoironia, afferma di non essersi ispirato ai maestri del thriller ma di averli semplicemente copiati. Piccola curiosità: il vecchio edificio nel quale si ambienta quello che gli autori hanno definito "il primo horror condominiale" è stato trovato nel cuore di Madrid, vicino alla Puerta del Sol.
Voto: 7

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