La recensione su Gigi la legge

di Gioccik

7 stelle

Gigi la Legge è ovvio che è un titolo ironico per descrivere la giornata “lavorativa” di un vigile urbano che presta servizio in un paesino di campagna dove non succede mai nulla. Nel film non c’è nessuna indagine in cui si cimenta il simpatico Gigi, neppure quella dopo il suicidio di una ragazza vicino alla ferrovia.

C’è invece il personaggio Gigi, un amante degli alberi, della natura, impegnato nei soliti giretti con l’auto di pattuglia, i soliti controlli per cose futili, tipo i divieti per bruciare le stoppie. Il tempo all’interno della vettura di servizio scorre lento si approfitta per due chiacchere con le colleghe, con le quali fa il romanticone, poi ci sono le critiche al capo ufficio “il fagiano” che lo ha preso di mira. Le conversazioni sono in un dialetto comprensibile, che da una sfumatura in più ai personaggi.

Gigi però è soprattutto una persona sensibile che avrà modo di farsi conoscere meglio nel finale del film, ricordando un fatto spiacevole accadutogli in servizio.

Alessandro Comodin, il regista, usa in modo efficace le riprese all’interno dell’abitacolo dell’auto di pattuglia che rendono più l’idea di una conversazione che non di quella in cui si descrive una scena d’azione.

Per interpretare il protagonista si serve poi di un attore non professionista, lo zio, che si cala perfettamente nel personaggio… e ne esce un simpatico film documentario.