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Beau ha paura

Regia di Ari Aster vedi scheda film

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La recensione su Beau ha paura

di AndrewTelevision01
9 stelle

Joaquin Phoenix

Beau ha paura (2022): Joaquin Phoenix

Beau vive in un appartamento situato in una città pervasa di criminali e dove spesso gli eventi loschi prendono il sopravvento. In ansia per la partenza di un volo per andare a trovare la madre, Beau si sveglia tardi e rischia di perdere l'aereo ma ad un certo punto nota che le chiavi del suo appartamento sono svanite nel nulla, motivo per il quale entra totalmente in paranoia. Da quel momento in poi per Beau sarà l'inizio di una serie di sventure che caratterizzeranno il suo viaggio per incontrare l'addolorata madre.

Joaquin Phoenix

Beau ha paura (2022): Joaquin Phoenix

Devastante, surreale, ipnotico, catartico, pietrificante.

Questi sono i primi aggettivi che mi sono venuti in mente guardando un film d'autore come "Beau ha paura". Costato 35 milioni, prodotto sia dall'A24 che da Ari Aster, il quale lo scrive e lo produce, il lungometraggio è un continuo filo di legamenti che portano ad una conclusione stroncante e angosciante, di sicuro fra le migliori degli ultimi anni. Complesso di Edipo con riferimenti shakespeariani e kafkiani, in "Beau ha paura" Aster se ne frega totalmente della reazione del pubblico, mette da parte il lavoro su commissione fatto con "Hereditary" e la sua opera cult "Midsommar" per suddentrare in un aspetto più inconscio della pellicola, nonché dell'essere umano tutto, e per fare ciò si serve di una sceneggiatura cruda, stilizzata e priva di riempitivi, motivo per il quale tre ore di durata più che sentirle le avverti e nulla più. La catarsi di Beau, interpretato da uno splendido Joaquin Phoenix, è costruita benissimo e gira attorno alle convinzioni marcate e distorte dello stesso, queste collegate perfettamente da un montaggio strepitoso, ed un uso della regia estremamente personale e fuori dal comune (pianisequenza disumani, carrellate grottesche). Aster è uno dei giovani cineasti, assieme ad Eggers, Peele e Garland, che meglio è riuscito a captare la forma del perturbante nell'epoca della sua contemporaneità, andando oltre i classici stilemi della stessa e costruendo attorno un paesaggio post-moderno fondato su etiche tradizionali, quali il cinema, la teatralità degli interpreti, lo spessore delle musiche (realizzate dal compositore The Haxan Cloak) e l'apparente semplicità della trama che prende il sopravvento grazie all'enfasi dei colpi di scena, che diventano quasi uno degli espedienti principali del film. 
Indubbio che un film come questo divida il pubblico, ma l'importante è andarlo a vedere e parlarne a profusione.

 

Voto: 8 1/2 

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