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The Flash

Regia di Andy Muschietti vedi scheda film

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La recensione su The Flash

di supadany
6 stelle

La potenza è nulla – o almeno mitigata – senza controllo. Quando le opzioni disponibili sul piatto sono pressoché illimitate, da un lato è possibile sbizzarrirsi, tirando in ballo aspetti preclusi ai comuni mortali, dall’altro è altrettanto facile cincischiare nel classico bicchier d’acqua, perdendo di vista il nucleo saliente.

Di conseguenza, il taccuino risulta pieno zeppo di appunti, centrifugando di tutto senza settare le molteplici distinzioni come meriterebbero, creando un’evidente sproporzione tra le opportunità concesse e il profitto finale.

The flash è una specie di cartina tornasole dei tempi cinematografici – pantagruelici e disgregati, traboccanti e ballerini - che stiamo attraversando, di tutto quanto è in auge. Uncina la moda che va per la maggiore, quella che ruota sul Multiverso (dal rivale Doctor Strange nel multiverso della follia, fino a Everything everywhere all  at once), e scartabella il ricco catalogo DC, tentando di assicurarsi un richiamo più ampio e differenziato possibile.

Detto che parte per la tangente spesso e volentieri, la bussola va fuori giri con somma facilità.

Mentre cerca disperatamente di scagionare il padre (Ron LinvingstonSwingers, Tully), Barry Allen (Ezra MillerNoi siamo infinito, …E ora parliamo di Kevin) riesce a tornare indietro nel tempo, ritrovando sua madre (Maribel VerdùY tu mama también, Il labirinto del fauno), deceduta quando era ancora un bambino. Automaticamente, viene pervaso dall’irrefrenabile desiderio di modificare il corso degli eventi, in modo tale da riaverla al suo fianco.

Basta un semplice e innocuo gesto per scatenare una reazione a catena che mette a repentaglio il mondo intero.

Insieme al suo più giovane se stesso, rintraccia Batman (Michael KeatonBatman returns, Birdman), che scopre avere un’identità diversa da colui che frequenta abitualmente (Ben AffleckArgo, Acque profonde), gettandosi a capofitto nella ricerca di Superman, dovendosi infine accontentare di Supergirl (Sasha CalleFebbre d’amore).

Insieme, proveranno a fermare il piano distruttivo di Zod (Michael ShannonTake shelter, La forma dell’acqua), facendo i conti con un pericolo reale che esige delle pesanti rinunce per essere scongiurato.

 

Ezra Miller

The Flash (2023): Ezra Miller

 

Sceneggiato da Christina Hodson (Birds of prey, Bumblebee) con il contributo di John Francis Daley e Jonathan Goldstein (Come ti rovino le vacanze, Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri) e diretto da Andy Muschietti (It, La madre), The Flash è un film che riflette il carattere artistico dei suoi principali gestori, peraltro inficiato/rettificato/frullato da eventi esogeni/endogeni e da contingenze e condizionamenti che avrebbero steso un toro.

Trattasi di un parco giochi che arruola special guest d’eccezione, perlopiù presenti per un saluto occasionale che si esaurisce in un battito di ciglia, che resuscita cose morte e sepolte e che materializza ciò che era nell’aria e poi non si è mai compiuto, che riscrive il corso degli eventi, per poi affrontare – in soldoni - un’elaborazione individuale di una mancanza eclatante che crea scompensi, che chiunque sarebbe disposto a colmare a ogni costo.

Dunque, ricompone un puzzle caotico e volatile, combina elementi dando un colpo al cerchio e uno alla botte, rincara la dose con ostentazioni e flessibilità, dimenticandosi del pelo nell’uovo e accavallando fattori ricorrenti (i viaggi nel tempo, i mondi paralleli, le dualità che in condizioni razionali non sussisterebbero).

Contestualmente, lancia la palla in avanti e procede a doppia velocità con gli inevitabili repeat until, tra disturbi visivi (nella terra di mezzo, la situazione sfugge chiaramente di mano) e armi non convenzionali, doni non sfruttati nella loro pienezza (sulla ipervelocità, il Quicksilver degli X-men è avanti di anni luce) e spettanze toccanti, dialoghi costruiti senza esprimere una particolare brillantezza e paradossi correlati alla duplice veste di persona dalla psiche gracile e supereroe che deve salvare il pianeta.

Una coabitazione claudicante, una staffetta intasata e scomposta che, al centro di gravità occupato da un pivot febbricitante qual è Ezra Miller, affianca un intero universo, rimbalzando da un mini show elargito da Michael Keaton (praticamente illegale per chi è rimasto profondamente legato al suo Batman) a un sottostimato/maltrattato Michael Shannon (l’incontenibile parapiglia di Man of steel non è minimamente sfiorato), mentre Maribel Verdù delinea alla perfezione il calore di una madre a cui non si può rinunciare.

 

Michael Keaton, Ezra Miller

The Flash (2023): Michael Keaton, Ezra Miller

 

Sintetizzando, The Flash dispone di una notevole cassa di risonanza, di un arsenale che scatena un pandemonio che ricompone/racchiude/raggruppa un quantitativo asimmetrico/ludico/composito di elementi. Una progressione a ruota libera, tra boost e refrain, una galoppata schizofrenica e sbrodolante, trasversale e dimostrativa, che alimenta il suo fabbisogno di update con continui sbalzi di tensione dalla resa altalenante.    

Tra fardelli e cicatrici, coincidenze e imprevisti, impennate e inadempienze, rinunce e sogni, singole concezioni (che si esauriscono rapidamente) e un prospetto complessivo, giochi di prestigio e un fastidioso disordine grafico, inside joke ed espansioni farraginose, spike fragorosi e vizi di forma, mash up e sforzi dai risultati contraddittori.

Fumantino e artificioso, vistoso e bizzoso.

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