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Le fate ignoranti

Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film

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La recensione su Le fate ignoranti

di scapigliato
6 stelle

L’omosessualità, benchè abbia fatto passi da gigante, rimane sempre un gustoso tabù. Gustoso perché riguarda tutti, anche chi non voglia ammetterlo, e tutti proviamo un certo piacere nel capire perché quel ragazzo va con quell’altro ragazzo invece che innamorarsi di una ragazza come facciamo tutti. Il perché si spiega con l’iperbole che rappresenta l’omossessualità per un etero, ovvero un’iperbolizzazione dell’amicizia. Che questa non sia mai occasione di devianze sessuali, ci ripetiamo! Eppure nella complicità maschile, nel suo cameratismo, nel suo peculiare modo di affezione, di elezione e di amore, perché di questo si tratta, ci sono misteri profondi, da ricercare forse nell’antichità, prima che religioni e Stati sovrani indirizzassero pensieri e coscienze.
Ferzan Hozpetek cerca di parlare del problema di una verità insostenibile, quella dell’omosessualità del marito della protagonista, la solita depressa Margherita Buy, e il grosso problema di un abbandono che si trasforma in libertà, quello sia della Buy che di Accorsi, il giovane e bello e bravo amante del di lei marito. Qui, l’ex attore del Maxi-Bon è davvero bravo, intenso ed essenziale. Peccato che, come accade sempre al cinema italiano, le interpretazioni siano sempre come se fossero la scena madre, sussurrata, teatrale, intimista fino all’insostenibile. Credo a questo punto che sia più un problema di direzione degli attori più che degli stessi attori che portano già di loro un’aderenza classica e teatrale ai personaggi che poco ci becca col Cinema. Quindi un problema da attribuire soprattutto ai nostri registi ancorati alla formazione classica e alla sua teatralità che continua a inquinare il nostro Cinema, sempre impiccato tra classicismo e neorealismo, e tra commediaccia grossolana e il cinema civile. Però va detto che sia Accorsi che Gabriel Garko, sorprendentemente un gran bravo attore, sono i due personaggi che forse già sulla carta dovevano essere già ben caratterizzati, ma le cui performance rimangono ugualmente le migliori. Piccolissima parte per Luca Calvani.

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