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Amores perros

Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Amores perros

di mm40
6 stelle

Amores perros è uno di quei film (scritti e) narrati in maniera tanto sciolta e avvincente da non far pesare neppure centocinquanta minuti di durata, cioè due ore e mezza: volano. Perchè la sceneggiatura di Guillermo Arriaga Jordàn è una trappola pressochè perfetta in cui tutti gli elementi in gioco (e sono tanti: i personaggi sono caratterizzati benissimo e l'azione è parecchia) combaciano e si incastrano con leggerezza, nonostante la mole del racconto e la sua profondità. Le due chiavi di lettura del film sono piuttosto palesi; la prima: tutti i personaggi hanno a che fare con (almeno) un cane e fondamentalmente questi animali (vittime innocenti delle stupidità e delle meschinità umane) hanno il ruolo di dimostrare per antitesi - alla Balthazar (Bresson), se si vuole - la bassezza morale dei loro padroni. La seconda: i padri mancanti (nel primo episodio), lontani (quello della modella nel secondo) o falliti (il padre di famiglia che scappa, sia nel secondo che nel terzo episodio: per inseguire un nuovo amore o un ideale più forte, per lui, della famiglia stessa), tutte figure che servono a raccontare l'inadeguatezza (impotenza?) del maschio contemporaneo. La dote principale che Amores perros porta con sè è, come già rilevato, quella dell'omogeneità della narrazione, tanto che parlare di episodi potrebbe perfino sembrare errato; i difetti sono invece perlomeno due, e come il pregio appena citato fanno tutti parte dello stile di Inarritu: il montaggio protagonista (la storia viene spezzettata e mescolata spaziotemporalmente e per lo spettatore è una vera fatica seguire la linea cronologica dei fatti) e l'abuso della camera a mano, che può rendere maggiormente partecipe il pubblico, ma alla lunga innervosisce con il suo tremolio costante. Nei successivi 21 grammi e Babel, sempre sceneggiati da Arriaga, la situazione non cambierà granchè. Dei tanti personaggi e attori messi in campo, sicuramente quelli di maggiore impatto sono i tre protagonisti centrali, in ordine di riuscita: Emilio Echevarrìa (il cattivo con un cuore, che trionfa), Gael Garcia Bernal (il cattivo senza un cuore, che perde) e Goya Toledo (fondamentalmente soltanto vittima delle altrui cattiverie). Scena indimenticabile: quando El Chivo (Echevarrìa) torna a casa, trova tutti i suoi cani sgozzati e punta la pistola sul cane assassino, ma resiste all'impulso di vendicarsi: una strage di innocenti che è l'emblema della stupidità della violenza umana. 6,5/10.

Sulla trama

Tre storie si incrociano in un gravissimo incidente stradale: due ragazzi, delinquentelli che lucrano sui combattimenti fra cani, si schiantano contro una famosa modella che da poco convive con un uomo che per lei ha lasciato moglie e figli; il terzo lato del triangolo è un barbone ex terrorista che assiste all'incidente, porta via il cane dei due ragazzi e gli salva la vita.

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